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Credits: Getty Images
14 Agosto 2025
Redazione 105
Viviamo nell’epoca delle app di localizzazione: un tocco sullo schermo e sappiamo dove si trova chiunque, dal collega in ritardo all’amico in vacanza. Ma quando questo strumento viene usato sistematicamente nella vita di coppia, il confine tra affetto e controllo si fa sottile. Secondo Phil Macleod, terapeuta con base a Londra e fondatore di Thought Reader, tenere d’occhio costantemente il partner può rivelare molto di più sullo stato della relazione di quanto si pensi.
“Controllare ogni tanto dove si trovi una persona cara può nascere da una sincera preoccupazione: assicurarsi che sia arrivata a destinazione, o che stia bene”. Fin qui nulla di strano. Ma il problema nasce quando il controllo diventa costante, preteso o addirittura segreto. “Quando la localizzazione diventa una routine, un obbligo o un’ossessione, spesso significa che nella relazione mancano fiducia, rispetto reciproco e sicurezza emotiva”.
E in certi casi, prosegue Phil, può diventare un campanello d’allarme di qualcosa di più serio. “Se uno dei due nemmeno sa di essere tracciato, è un segnale grave. Potrebbe far parte di una dinamica più ampia di controllo nascosto o abuso emotivo”.
L’illusione che controllare significhi essere più vicini è pericolosa. In realtà, come spiega Phil, può succedere l’opposto: “Quando qualcuno sente il bisogno di monitorare ogni movimento del partner, spesso è perché non si sente più sicuro o al sicuro emotivamente. Quella sensazione di vicinanza viene sostituita dal controllo”.
Alla base c’è spesso una ferita emotiva, un evento passato o un trauma che ha lasciato un senso di insicurezza difficile da gestire. “Potrebbe trattarsi della paura dell’abbandono, del tradimento, della bassa autostima o della convinzione di non essere abbastanza”.
Il rischio, avverte Macleod, è che il rapporto degeneri in qualcosa che ha più a che fare con il contratto che con il cuore: “Quando la paura prende il posto della fiducia, una relazione può passare da romantica a transazionale: non più basata sull’intimità, ma sulla sorveglianza”.
La conclusione è netta: “Quando uno o entrambi sentono il bisogno di controllare costantemente l’altro, raramente si tratta di amore. È di solito il segno di problematiche psicologiche più profonde che meritano attenzione. Se questo ti riguarda, o riguarda qualcuno a cui tieni, è importante chiedere aiuto. Meriti una relazione costruita sulla fiducia, non sul tracking”.