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Raz Degan si racconta: “Da fuori può sembrare così, ma è libertà”

Redazione 105

L'esperienza di Raz Degan, che ha digiunato per 18 giorni e ha ispirato migliaia di persone

Raz Degan ha scelto di vivere altrove. Non solo in senso geografico, ma anche interiore, costruendo uno stile di vita molto discusso, che lui stesso ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera.

Da anni pratica periodi di astinenza dal cibo: digiuni lunghi, che definisce veri e propri riti per “sentirsi vivo”.

 

Diciotto giorni senza cibo: il record personale

Il suo digiuno più lungo in assoluto è durato 18 giorni: "Arrivavo da 5 anni di lavoro totalizzante, è stato il mio modo per purificarmi e ritrovare le energie", ha raccontato. Negli ultimi mesi, però, Degan ha voluto trasformare questa esperienza personale in un progetto collettivo: ad agosto ha lanciato online una sfida di 48 ore senza cibo.

 

La sfida online: 48 ore di digiuno online collettivo

Si sono iscritti quasi in tremila, oltre 200 hanno partecipato agli incontri live quotidiani”. Per garantire sicurezza, la sfida è stata seguita da un team di medici specialisti: “Le live erano uno spazio per fare domande a me e al mio team e condividere le esperienze. Il digiuno è diventato così un’esperienza online di crescita e benessere”.

Tutto è stato organizzato nei minimi dettagli, con una lunga preparazione che precedeva le 48 ore di digiuno. "Intanto le 48 ore erano precedute da un giorno di preparazione, così come, dopo, avevo previsto il ‘rientro consapevole’. Si poteva, anzi, si doveva bere moltissima acqua, tisane o brodi".

 

Il digiuno come “reset” per corpo e mente

Per spiegare la sua scelta, Degan usa una metafora precisa: il digiuno per lui è come un “reset”. “Forse da fuori può sembrare così, ma il digiuno consapevole è un’opportunità per creare silenzio dentro la tempesta continua di immagini e informazioni che ci travolge. È come riavviare il proprio sistema operativo: un reset che ci permette di uscire dal pilota automatico e tornare a guidare in manuale. Non è una gara di resistenza, ma un esercizio per togliere il superfluo e ritrovare respiro e lucidità. Così persino una mela, mangiata senza distrazioni, diventa un’esperienza di presenza e di libertà”.

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