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Tokyo, boom dei Crying Café: i bar dove si paga per piangere

Locali con cartelli “Negative people only” offrono uno spazio sicuro per liberarsi da stress e ansie tra un cocktail e tante lacrime

Tokyo, boom dei Crying Café: i bar dove si paga per piangere

Credits: Getty Images

09 Settembre 2025

Redazione 105

In Giappone piangere non è più solo una questione privata. A Tokyo stanno spopolando i Crying Café, luoghi nati per chi sente il bisogno di lasciarsi andare senza sentirsi giudicato. Qui non si ordina solo un drink: ci si concede un momento per abbassare le difese e liberarsi da un carico emotivo che, nella società nipponica, spesso resta represso.

 

Dai bar ai “riti del pianto”

Il primo locale ad aver abbracciato questa filosofia è il Bar Mori Ouchi, aperto nel 2020. All’ingresso, un avviso elimina ogni dubbio: “Negative people only”. Non è un invito alla tristezza fine a sé stessa, ma un modo per normalizzare la fragilità. Si piange e ci si sfoga, accompagnati da un cocktail obbligatorio; chi vuole può persino portare il cibo da casa.

Il fenomeno si ricollega al rui katsu, una pratica che prevede sessioni di pianto collettivo, persino nei contesti lavorativi, per sciogliere lo stress accumulato. Non mancano versioni più esclusive, come le stanze del pianto dell’hotel Mitsui Garden Yotsuya, dove per circa 60 euro a notte le ospiti possono lasciarsi andare tra film strappalacrime e comfort moderni.

 

Tra letteratura e musica

Il concetto richiama suggestioni artistiche e letterarie. Nel libro La ballata del caffè triste di Carson McCullers, una donna trova proprio in un caffè un appiglio per resistere, anche tra lacrime e solitudine. E in musica, Max Gazzè canta in La vita com’è: “Guarda me, prendo tutta la vita com'è… e mi bevo un caffè”.

Resta da capire se i Crying Café varcheranno i confini del Giappone o se, in Italia, continueremo a preferire il bar come luogo di sorrisi e brindisi.

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