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“Mamma e papà dovete migliorare”: la lezione virale di un 22enne

Un 22enne spiega ai genitori le regole segrete delle chat e della punteggiatura della Gen Z

“Mamma e papà dovete migliorare”: la lezione virale di un 22enne

Credits: Getty Images

12 Settembre 2025

Redazione 105

C'è un mistero che avvolge le chat di famiglia: perché un semplice "ok" a volte suona come un rimprovero? E perché una punteggiatura fuori posto può generare incomprensioni? 

La soluzione a questo enigma è diventata virale: un manuale di sopravvivenza per i genitori, creato per insegnare le regole non scritte del texting.

 

La lezione virale di un figlio

L'idea è di Jason Saperstone, un grafico di 22 anni che vive a New York. Ha messo in scena una presentazione in PowerPoint, offrendo una lezione ai suoi genitori, Nancy e Pete. 

Jason ha subito coinvolto il pubblico del web, scrivendo: "Per favore, ditemi che i miei genitori non sono gli unici". Il video, che inizia con una dichiarazione scherzosa, "Mamma e papà, vi voglio bene, ma dovete migliorare a mandare messaggi. Quindi la cosa su cui lavoreremo oggi è come usare l'enfasi", è diventato subito un fenomeno.

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L'arte della punteggiatura per la Gen Z

La prima regola? Rivedere le basi della punteggiatura. Con una presentazione ricca di umorismo, il ragazzo ha illustrato come la sua generazione abbia reinventato l'uso di virgole, punti e punti esclamativi, trasformandoli in strumenti capaci di esprimere stati d'animo.

Con l'intento di chiarire i misteri della punteggiatura della Gen Z, Jason ha lanciato un avvertimento diretto: “Non capite che il punto esclamativo dà un’enfasi inutile alle vostre affermazioni, va usato solo in casi estremi come quando volete attirare l’attenzione di qualcuno che non vi sta rispondendo”.

 

"Abbiamo creato un linguaggio tutto nostro"

Il successo del video non ha sorpreso il suo creatore, il quale, intervistato da Today.com, ha sintetizzato la situazione con una semplice ma profonda riflessione: La Generazione Z ha reso le cose difficili per loro. Abbiamo praticamente creato un linguaggio tutto nostro, che solo noi comprendiamo appieno”.

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