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05 Dicembre 2025
Redazione 105
Non c’è niente da fare: molti continuano ad usare l’italiano in modo approssimativo. Secondo una recente indagine di Libreriamo, quasi 7 italiani su 10 commettono errori ricorrenti, soprattutto quando devono confrontarsi con accenti, apostrofi e tempi verbali. L’apparente sicurezza con cui usiamo la lingua ogni giorno si scontra così con una serie di abitudini sbagliate, che si sono radicate nella comunicazione quotidiana, sui social e persino nei contesti professionali.
L’apostrofo resta il nemico numero uno: il 62% degli intervistati ammette di avere difficoltà anche con espressioni semplicissime. Da “qual è”, spesso trasformato in “qual’è”, fino all’eterno dilemma di “un po’”, che continua a comparire nelle varianti errate “pò” o “po’”. Anche la distinzione tra elisione e troncamento manda in crisi molti scriventi, con errori che si ripetono tanto nelle chat quanto nei documenti ufficiali.
Accanto agli errori ortografici, il secondo grande ostacolo è il congiuntivo, che il 56% degli italiani considera una vera “bestia nera”. Forme come “che tu hai” al posto di “che tu abbia” sono ancora diffusissime. A questo si aggiunge l’uso incerto dei pronomi (“gli ho detto” al posto di “le ho detto”) e la difficoltà nella scelta dei verbi ausiliari, che porta a costruzioni come “ho andato” o “sono aumentato i prezzi”, segnali di una sempre minore confidenza con la struttura grammaticale.
La confusione tra C e Q, viva fin dalle elementari, continua anche nell’età adulta con forme come “evaquare”, “proficuo” storpiato in “proficquo”, o “squotere”. Non va meglio con l’accento di “né”, spesso ignorato. E poi c’è la punteggiatura, sempre più utilizzata in modo creativo: virgole a caso, punti e virgola spariti, due punti dimenticati. A completare il quadro arrivano gli errori “fantasiosi”: “pultroppo”, “propio”, “salcicce”, “cortello”, fino alle derive dettate dal linguaggio digitale (“nn, ke, tt”).
La ricerca indica però anche alcune soluzioni. Il rimedio più efficace rimane la lettura costante, che aiuta a interiorizzare le regole senza sforzo. Seguono il ritorno alla scrittura a mano, la riduzione dell’uso eccessivo dei chatbot e un freno agli anglicismi superflui. Importante anche la dimensione del gioco linguistico: quiz, esercizi e sfide permettono di consolidare ciò che già sappiamo e correggere le abitudini sbagliate.