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Achille Costacurta a “Verissimo”: “Ho preso 7 bottiglie di metadone”

Il giovane ha ripercorso la sua storia nel salotto di Silvia Toffanin

Achille Costacurta a “Verissimo”: “Ho preso 7 bottiglie di metadone”

Credits: Mediaset Infinity

09 Dicembre 2025

Redazione 105

Achille Costacurta, figlio di Martina Colombari e dell’ex calciatore Billy Costacurta, ha raccontato a Verissimo il suo percorso difficile, segnato da problemi di salute mentale e adolescenza tormentata. Crescere nell’ombra dei riflettori ha amplificato la pressione: episodi scolastici e ingiustizie percepite lo hanno spinto verso scelte autodistruttive e momenti di forte ansia e rabbia.

 

Le dipendenze già a 13 anni 

Costacurta ha ricordato come l’inizio della sua esperienza con le sostanze sia avvenuto precocemente: “A 13 anni ho iniziato a fumare canne tutti i giorni”. L’abuso di droghe ha aperto la strada a problemi con la giustizia, culminati in un arresto per possesso di un coltello e un manganello che, a suo dire, “utilizzavo per difendermi dopo che ero stato rapinato in metropolitana”. La detenzione in un centro penale minorile di Parma, durata quasi due anni, è stata segnata da momenti di isolamento e restrizioni, accentuate durante la pandemia di Covid. “Per quattordici giorni sono rimasto chiuso in una stanza ed è stato pesante”.

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Il tentativo di suicidio con il metadone

Tanti i tentativi di fuga da quella detenzione che però non facevano altro che peggiorare la situazione: “Ogni volta che scappavo dovevo poi passare 14 giorni in quarantena da solo in una stanza chiuso a chiave senza poter fare niente”.

Tutto questo l’ha portato anche a gesti estremi di disperazione: “Una sera ho sfilato le chiavi dell’infermeria e dopo aver chiuso dentro l’operatore ho preso sette bottiglie di metadone e sono finito in coma”. Anche un viaggio in Colombia è stato teatro di esperienze rischiose, con l’uso di sostanze allucinogene che gli sarebbe potuto costare la vita. 

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La svolta: la diagnosi di Dhd in Svizzera e i sogni per il futuro

La svolta è arrivata poco dopo grazie a un percorso di cura in una clinica in Svizzera, dove gòi è stata diagnosticata la Dhd (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività). “Sono gli unici ad aver trovato la soluzione”, spiega Achille. Da allora, il giovane ha smesso di usare sostanze e ha ripreso in mano la propria vita, pianificando anche progetti di supporto per gli altri. Ha dunque trasformato la sua sofferenza in una spinta positiva: “Adesso sto bene, non faccio più uso di sostanze e sogno di aprire un centro per ragazzi disabili”.

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