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Credits: Getty Images
11 Dicembre 2025
Redazione 105
Il tradimento è un bel guaio, ma è anche molto più comune di quanto si pensi. I numeri, infatti, mostrano che non si tratta affatto di un evento isolato. Dati così significativi fanno nascere una domanda inevitabile: è solo sfortuna o c’è qualcosa di più profondo? È qui che entra in gioco la scienza.
Uno studio del 2018, citato dal Daily Mail, ha evidenziato che chi ha già tradito in passato ha una probabilità tre volte maggiore di rifarlo.
E non finisce qui, perché le statistiche generali mostrano che l’infedeltà è tutt’altro che rara: circa il 25% delle coppie sposate e addirittura il 40% di quelle non sposate ha ammesso almeno un episodio di tradimento.
La ricerca ha puntato l’attenzione su una variante genetica specifica: il gene DRD4 VNTR, noto per essere associato ai comportamenti di ricerca del rischio, il famoso “gene del brivido”.
Questo gene regola i recettori della dopamina e, in chi possiede la sua variante, la sensibilità a questo neurotrasmettitore risulta ridotta.
Il risultato è una costante necessità di stimoli più forti per provare gratificazione. Studi come quello guidato da Justin Garcia mostrano che questa variante è collegata a un aumento dei comportamenti sessuali e a un incremento del 50% dei casi di infedeltà.
Nonostante questi dati, attribuire l’infedeltà esclusivamente alla genetica sarebbe troppo. I geni, infatti, indicano una predisposizione, non una condanna. Molte persone portatrici della variante DRD4 VNTR vivono relazioni monogame e stabili.
E c’è anche un elemento incoraggiante. La dott.ssa Kayla Knopp, che ha condotto lo studio, sottolinea che: “Più della metà delle persone che hanno tradito in passato non ripetono l’infedeltà nelle relazioni successive.”
Questo è il punto centrale: il tradimento non è un destino immutabile, ma un comportamento che può evolvere.