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Senza Cri, monologo a “Le Iene”: “Sono una persona non binaria”

Redazione 105

Il toccante racconto dell’artista che parla della sua identità

Dopo il passaggio a Sanremo Giovani con Spiagge, Senza Cri ha scelto un altro spazio ad alta esposizione per raccontarsi: il monologo andato in onda a Le Iene. Non una performance musicale, ma un intervento diretto che intreccia identità, fragilità e responsabilità. La televisione diventa così un luogo di parola, usato non per semplificare ma per restituire complessità, senza slogan e senza scorciatoie narrative.

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Un racconto che parte da sé

Artista non binario, Senza Cri ha costruito il proprio intervento come una dichiarazione di esistenza prima ancora che come una spiegazione. Il centro non è l’etichetta, ma l’esperienza: il rapporto con il corpo, il peso dello sguardo altrui, la sensazione di dover sempre motivare la propria presenza. La musica entra come spazio vitale, linguaggio che permette di restare interi anche quando le parole sembrano insufficienti.

 

Il monologo a “Le Iene”

Il monologo è iniziato così: “Sapete cosa hanno in comune la mia identità e la musica? Anche chi non ne sa niente ne parla. Sono una persona non binaria e i miei pronomi sono il neutro e il maschile. L’identità di genere di una persona non binaria si colloca al di fuori della dicotomia maschile-femminile. L’innocenza mi portava a vivere e basta. Ma più crescevo e più c’era qualcosa da spiegare. Come se la mia esistenza non potesse essere motivabile in quanto viva, ma in quanto lecita. E quando il corpo cambiava, l’anima si faceva più piccola e chiedeva pietà. Ho stretto il petto fino a farmi male. E mi dicevano, ma così respiri? Ed io non conoscevo altro modo”.

E ancora: “Solo chi conosce il peso dello sguardo degli altri si premura di non far mai piangere un paio di occhi. Credevo di essere un problema e mi chiedevo, ma perché non posso essere una pecora bianca? Poi ho capito che essere l’anomalia, la pecora nera, era una responsabilità fatta di sofferenze, ma anche un percorso verso il futuro, il mio. E se la domanda è, ah è in un binario, e su che binario viaggia? Io viaggio sul mio, verso una stazione in cui aspetto agli arrivi una società che ha voglia di fare una rivoluzione gentile, umana davvero. Io sono Senza Cri e ho paura, ma anche coraggio. Il coraggio di non lasciare indietro nessuno, di ammettere che esisto, che sono. E quando finiranno le parole, quando finirò anch’io, continuerò a parlare tutto quello per cui vivo. La musica”.

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