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La visione notturna dei supereroi ora è possibile

Un team di biohacker ha trovato il modo per potenziare la vista al buio

La visione notturna iniettata nell'occhio

27 Marzo 2015

Un piccolo gruppo indipendente di ricercatori ha trovato il modo di regalare agli umani una visione notturna da supereroe, che consente di vedere fino a cinquanta metri nel buio più totale. Science for The Masses (questo il nome del gruppo di biohacker con base a Tehachapi, California) ha teorizzato anche che grazie a questa scoperta si potrebbero curare alcuni difetti visivi.

 

Il gruppo ha utilizzato una sostanza analoga alla clorofilla, chiamata Chlorin e6, che si trova nel corpo di alcuni pesci degli abissi ed è usata occasionalmente per trattare la cecità notturna. Uno dei medici del laboratorio, Jeffrey Tibbetts, ha spiegato che “andando a fondo nelle ricerche, abbiamo pensato che la sostanza avrebbe avuto un potenziale anche molto più elevato: molte riviste di settore ne parlano per i molti esperimenti condotti sui topi, ed è usata dal 1960 per trattare diversi tipi di cancro. Era il momento di andare più in là”.

 

Per farlo, il ricercatore biochimico del team, Gabriel Licina, ha fatto da cavia. Tibbets ha lentamente iniettato 50 millilitri di Ce6, una dose estremamente bassa, negli occhi di Licina, in prossimità della sacca congiuntivale, per portare la sostanza alla retina. Quel che Licina ha sperimentato è stata una “rapida cortina verde-nera che ha attraversato le immagini che vedevo, per poi dissolversi nel mio occhio”.

 

I ricercatori hanno poi atteso un’ora, tempo necessario perché la sostanza facesse effetto, e… l’esperimento ha funzionato. Inizialmente è stato possibile vedere forme nel buio, nella realtà a dieci metri di distanza, come se fossero enormemente ravvicinate, tanto che la cavia-ricercatore poteva vederle grandi quanto la sua mano. Con lo scorrere del tempo l’uomo è stato in grado di riconoscere simboli e identificare oggetti, anche in movimento.

 

Nella seconda parte del test, in piedi in un bosco, Licina ha riconosciuto qualsiasi cosa si trovasse nel raggio di 50 metri. Il gruppo di controllo, che non aveva iniettato la Ce6, ha individuato correttamente gli oggetti soltanto una volta su tre, mentre il tasso di successo di Licina è del 100%.

 

Il lavoro del biohacker è “hackerare” il corpo umano: un esempio di quanto scienza e biologia possano andare lontano. Il prossimo passo è quello di misurare quantitativamente, con stimolazioni elettriche dell’occhio e una rigorosa ricerca scientifica, la probabilità di successo dell’esperimento.

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