22 Marzo 2016
Ma allora questo leggendario punto G esiste o è tutta una montatura?
Non è una domanda che si pongono solo gli uomini, ma anche molte donne.
Sembra, infatti, che il “pulsante” del piacere, scoperto da Ernest Gräfenberg nel 1950, esistà – sì – ma non per tutte le donne.
Ce lo svela uno studio pubblicato da poco su “Adult Urology”, e ripotato da Focus.it.
La ricerca è stata svolta da un ricercatore nostrano, il dottor Emmanuele Jannini, che con il suo team dell’Università de L'Aquila è tornato a indagare i misteri che avvolgono le origini del piacere femminile.
I risultati sono stati proprio questi: il punto G esiste, ma non è democratico. È infatti presente nella maggior parte delle donne, ma alcune ne sono sprovviste.
Il punto G è un'area di pochi centimetri, composta dalle cosiddette ghiandole di Skene, posizionata sulla parete anteriore della vagina.
In questa zona si trova in abbondanza un particolare enzima, il fosfodiesterasi di tipo 5, che è il principale responsabile dei messaggi che portano all’eccitamento e all’erezione nel maschio, ma che funziona nello stesso modo nella donna: le ghiandole producono, infatti, una particolare secrezione, una specie di eiaculazione femminile.
Questa scoperta apre a tutta una serie di nuove ricerche per migliorare la sfera del piacere femminile, che fino ad oggi è sempre stata più complessa di quella maschile.
Se, infatti, nell’uomo e nella donna gli stessi enzimi regolano l’eccitazione, probabilmente possono essere messe in atto strategie simili a quelle del Viagra per assicurare anche al gentil sesso una maggiore soddisfazione sessuale.
foto da puranoticia.cl