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25 Gennaio 2017
Ricordate quando nei mesi scorsi era scoppiata la bufera su Samsung per i frequenti incendi dei Galaxy Note 7? Dopo aver inizialmente puntato il dito contro le batterie al litio date da un fornitore, oggi la company sudcoreana torna sui suoi passi e fa mea culpa. Samsung, in seguito a diverse indagini eseguite per accertare i fatti, ha concluso che "Il surriscaldamento delle batterie è stato all'origine degli incidenti del Note 7. Tuttavia – si legge nella nota emessa dal Gruppo – ci facciamo carico delle responsabilità dell'insuccesso" Al tal proposito “sono state adottate diverse azioni correttive, ha spiegato Koh Dong-jin, a capo della divisione smartphone, per assicurare che questo non accada più in futuro, incluse le misure di sicurezza in fase di progettazione e il piano di 8 punti di verifica delle batterie”..
Il richiamo di oltre 2,5 milioni di device è costato all’azienda ben 5,3 miliardi di dollari. Una svista di non poco conto, che le parole di Koh Dong-jin non hanno certo contribuito ad attutire: “Abbiamo adottato diverse azioni correttive per assicurare che questo non accada più in futuro e siamo decisi a guadagnare la fiducia dei nostri clienti con l'innovazione”, ha spiegato Dong-jin. Il manager ha inoltre messo in campo una schiera di 700 ricercatori e ingegneri che hanno testato più di 200mila Note 7 e più di 30mila batterie, per evitare che questo tipo di incidenti vengano replicati.