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La “truffa del sì” dei call center. Ecco come non ritrovarsi immischiati in contratti mai richiesti

È la nuova frontiera dei call center avidi di contratti, ma ci sono anche dei modi per scongiurare il rischio.

La “truffa del sì” dei call center. Ecco come non ritrovarsi immischiati in contratti mai richiesti

09 Marzo 2017

Chiamate dai call center se ne ricevono tante, quasi quotidianamente, ed in genere sono molto sgradite sia perchè le offerte non interessano, sia per il disagio che comporta il dover rifiutare gentilmente la proposta senza perdere la calma. Vi sono però dei casi in cui si aggiunge un terzo fattore, quello delle possibili truffe che, purtroppo, non sono tanto rare. Ultima tra queste è la “truffa del sì”, che utilizza le nostre parole per portarci ad acquistare un prodotto o una fornitura che in realtà noi non abbiamo mai chiesto. Come avviene tutto ciò? La dinamica è la seguente: l'operatore del call center ci fa una serie di domande, e ad un certo punto ci chiede: “È lei il signor Mario Rossi?” rispondendo istintivamente “” il rischio è quello di mettersi nei guai, in quanto il nostro “” sarà tagliato e inserito all'interno di un'altra conversazione e sarà trasformato in una risposta positiva alla richiesta, ad esempio, di una nuova fornitura di energia elettrica. In altre parole ci si ritrova, d'improvviso e senza volerlo, con un nuovo contratto, e se mai dovessimo lamentarci gli operatori della società in questione avrebbero la falsa registrazione che confermerebbe la cosa.

Niente panico però, perchè ci sono vari modi per reagire a queste truffe. Innanzitutto provando ad accertarsi del tipo di società che ci sta proponendo l'offerta ma, soprattutto, è preferibile non usare l'espressione “ per rispondere ad alcune domande, ma sceglierne delle altre che non permettano la creazione di una registrazione falsa. Alla richiesta sulla nostra identità, tanto per fare un esempio, potremmo replicare dicendo “Sono io”, in questo modo il rischio diminuirebbe notevolmente. Infine è doveroso segnalare le chiamate sospette alle autorità competenti.

Photo credit: Twitter

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