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Dieta vegana: reclusione per chi la impone a un under 16

È l'ultima proposta di legge contro i genitori che impongono ai figli minorenni una dieta vegana.

Dieta vegana: reclusione per chi la impone a un under 16

04 Aprile 2017

Fa discutere l'ultima proposta di legge firmata da Elvira Savino, deputata di Forza Italia, che vuole sanzionare duramente "chiunque impone o adotta nei confronti di un minore di anni 16, sottoposto alla sua responsabilità genitoriale o a lui affidato per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, una dieta alimentare priva di elementi essenziali per la crescita sana ed equilibrata".

La pena prevista per tale condotta consiste nella reclusione da 2 anni e mezzo fino a 4, nel caso la dieta sia causa di malattia o lesioni permanenti nei confronti del giovane; da 4 anni a 6 se si verifica la morte del minore. Ricorrono le condizioni di aggravante se il minore abbia da 0 a 3 anni, per cui le pene sono aumentate di 12 mesi.

Secondo la Savino molti seguono questo tipo di alimentazione per motivazioni religiose o etiche. Molti altri invece, lo fanno soltanto per adeguarsi a una moda. L'imposizione di una dieta vegana può scontrarsi con le indicazioni dei medici nutrizionisti che "unanimemente sconsigliano da sempre di far seguire queste diete ai bambini, agli adolescenti, alle donne in stato di gravidanza e durante l'allattamento" afferma la deputata.

Il bene giuridico in questione è la salute del minore in età di sviluppo e verrebbe tutelato con la previsione di una nuova fattispecie criminosa che punisce "i comportamenti i quali - pur in assenza di una consapevole volontà di violare i doveri di mantenimento e di cura dei figli che incombono a ogni genitore - comportano concreto pericolo di nuocere all'equilibrata crescita del fanciullo". Fino ad oggi, per casi del genere, si ricorreva all'applicazione della disciplina del reato di maltrattamenti in famiglia. L'extrema ratio della proposta di legge dunque è "stigmatizzare definitivamente le condotte alimentari incaute e pericolose imposte dai genitori, o da chi ne eserciti le funzioni, a danno dei minori di età".

In conclusione leggiamo nella relazione alla proposta che "la disposizione non è concepita per discriminare fenomeni di natura filosofica o religiosa, né per limitare la libertà garantita in tali ambiti, ma esclusivamente per tutelare i minori rispetto a un fatto comportante conseguenze pregiudizievoli per la salute e lo sviluppo di essi nell'età della crescita".

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