Tutto news
02 Maggio 2017
La prima volta che si è sentito parlare del ghiacciaio Taylor (nella foto) è stato nel lontano 1911, in seguito a un viaggio dell'omonimo geologo australiano Griffith Taylor. L'escursionista, rimasto inizialmente spiazzato alla vista delle striature rosso sangue che caratterizzavano l'ammasso di ghiaccio, si è dato come spiegazione la presenza di alcuni elementi ferrosi nelle alghe rosse della zona. Tale soluzione è stata considerata valida fino al 2003.
A più di cento anni dalla scoperta, però un gruppo di ricerca dell'University of Alaska Fairbanks e del Colorado College ha svelato il mistero di queste particolari "cascate di sangue". L'equipe di scienziati, guidati dalla ricercatrice Jessica Badgeley, in collaborazione con il glaciologo dell’UAF Erin Pettit, ha scoperto l'esistenza di un lago salato sotterraneo, risalente a 1,5 milioni di anni fa.
Grazie a un particolare metodo di ricerca, è stato individuato il flusso d'acqua che si genera alla base del ghiacciaio e che "gratterebbe" parte del materiale ferroso dalle rocce su cui poggia l'intero blocco di ghiaccio. Successivamente, l'acqua altamente ferrosa si solidifica e raggiunge la superficie. Alla fine del procedimento ci sembra, dunque, di vedere sgorgare del sangue dal ghiacciaio, anche se in realtà non è così.
Ecco svelato il mistero delle "cascate di sangue" all'estremità nord del ghiacciaio. Era chiaro da tempo che non si trattava di sangue, ma nessuno prima d'ora era stato in grado di fornire una corretta spiegazione scientifica al fenomeno.
Le #cascate di sangue sul ghiacciaio #Taylor in #Antartide#madai pic.twitter.com/Kf0wEeyNcX
— madai (@madainews) 2 marzo 2015
Photo credit: Twitter