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Il latte di soia non è latte: la sentenza della Corte di Giustizia

La parola è utilizzabile solo per i prodotti che derivano dagli animali, necessaria nuova denominazione.

Il latte di soia non è latte: la sentenza della Corte di Giustizia

16 Giugno 2017

Latte di soia, di riso, di mandorla, di cocco? Effettivamente, nessuno di questi contiene l’ingrediente “latte”, ed è per questo motivo che la Corte di Giustizia europea ha emanato una sentenza per imporre l’uso corretto dei termini.

Questi prodotti, da ora in poi, dovranno essere esposti e venduti con la dicitura “bevanda a base di”, in sostituzione al termine “latte”.  La decisione, imposta da Lussemburgo, andrà a colpire tutti quei cibi vegan che in realtà non sono classificabili come lattiero-caseari, come anche il tofu e il seitan. Già nel 2010 la Commissione europea aveva deciso che non si potevano più utilizzare le denominazioni “burro di cacao”, “latte di cocco”, “latte di mandorla” e “fagiolini al burro”, riferite a prodotti vegetali commercializzati come “latte” e simili. I prodotti già in commercio sono esenti dalla nuova disposizione, mentre quelli nuovi dovranno cambiare le scritte e le etichette sulle confezioni.

Occorre, insomma, che il consumatore non sia tratto in inganno al momento dell’acquisto: deve essere chiaro che l’origine del prodotto è vegetale e non animale. La Corte europea ha fatto chiarezza soltanto nel 2017, ma le regole risalgono a dieci anni fa. Prima, semplicemente non era mai stata interpellata a riguardo.

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