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“Spiare” i social dei candidati a un posto di lavoro viola la privacy

Le linee guida della commissione UE sanciscono che ai datori di lavoro servono "basi giuridiche" per legittimare le indagini online.

“Spiare” i social dei candidati a un posto di lavoro viola la privacy

18 Luglio 2017

Nonostante il 60% delle imprese utilizzi ormai i profili social come strumento per facilitare la ricerca di personale, “spiare” i candidati a una posizione di lavoro tramite social network potrebbe violare le leggi sulla privacy dell'Unione Europea. Ad affermarlo sono le linee guida emanate dal "Gruppo di lavoro ex Articolo 29", un organismo europeo, consultivo e indipendente, per la protezione dei dati personali, composto da un rappresentante delle autorità di protezione dei dati personali designate da ciascuno Stato membro dell'Unione, dal Garante europeo della protezione dei dati e da un rappresentante della Commissione UE.

A riportarlo è stato il Financial Times che precisa, inoltre, come i datori di lavoro debbano richiedere "una base giuridica" per legittimare la loro ricerca su piattaforme come LinkedIn, Facebook, Instagram e altri social simili. Ciò significa che il candidato deve essere avvisato prima della domanda di colloquio, in modo che le ricerche di dati "rilevanti” per le performance lavorative siano limitate. Stando a quanto appena detto, dunque, pare scontato sottolineare che l'impiegato non sia tenuto ad accettare l'amicizia del datore di lavoro su Facebook né a dare le password dei profili personali.

Forse è davvero finito il momento di prestare molta, troppa, attenzione alle pubblicazioni sui profili social per evitare di perdere un potenziale posto di lavoro. Forse adesso ci si può lasciare un po' più andare, anche se, a onor del vero, la prudenza non è mai troppa!

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