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04 Agosto 2017
Il fumo da sigarette fa male, questo è ormai assodato. Ma quanto? Secondo diverse ricerche, soprattutto in determinate patologie, questo vizio costituisce una delle principali cause di morte nella popolazione occidentale. In Italia i fumatori sono circa 11 milioni (6 milioni di uomini e 5 di donne). Al momento sarebbero circa settemila i composti chimici individuati e rilasciati dalle sigarette che possono indurre danni biologici significativi. Tra le conseguenze del fumo, in primo luogo, ci sono problemi cardiovascolari. Quando si fuma i vasi, infatti, si restringono, con aumento della pressione arteriosa e frequenza cardiaca. Quest’ultima può aumentare dai 10 ai 25 battiti al minuto che, accumulati nell’arco della giornata, possono comportare uno sforzo aggiuntivo notevole per l’intero organismo.
Le conseguenze possono essere anche più gravi con lo sviluppo di patologie come ictus e attacchi cardiaci. Quando si fuma, poi, i polmoni sono per forza di cose costretti a lavorare di più e le funzioni di pulizia di questi organi vengono inibite dai prodotti chimici rilasciati dalle sigarette. Il tabagismo può inoltre arrecare danni al sistema riproduttivo in termini di fertilità. Da diversi anni, poi, il fumo da sigarette rientra nell’elenco delle sostanze cancerogene per l’uomo. La concomitanza di tutte le sostanze chimiche dannose rilasciate può non solo comportare un danno cronico, ma anche una progressiva e costante alterazione del genoma cellulare. Non è un caso che l’incidenza di patologie tumorali respiratorie, prostatiche, tiroidee, mammarie, gastro-intestinali ed ematologiche sia maggiore nei fumatori.