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09 Agosto 2017
Viviamo nell’era dell'iper connessione, ma fondamentalmente ci sentiamo più soli che mai. E le conseguenze di questo stile di vita non sono affatto positive. È questo, in sintesi, ciò che emerge da due studi presentati al 125° incontro annuale dell’American Psychological Association, l’associazione degli psicologi americani. Infatti, solitudine e isolamento sociale possono rappresentare un pericolo per la salute pubblica, ancora più che l’obesità, e il loro impatto è cresciuto e continuerà a farlo da qui in avanti.
Vivere soli è un rischio non solo per il benessere psicologico ma può anche portare a complicazioni fisiche, fino a casi di morti precoci. Essere connessi socialmente con gli altri, infatti, è considerato un bisogno umano fondamentale, cruciale sia per il benessere che per la sopravvivenza.
La prima analisi, condotta su oltre 300mila partecipanti, ha evidenziato che una maggiore connessione sociale è associata a un rischio ridotto del 50% della morte precoce. La seconda ricerca, invece, ha spostato il focus più su fattori specifici come isolamento sociale, solitudine o vivere da soli, cercando di capire che tipo incidenza potessero avere rispetto alla mortalità. Risultato: tutti e tre questi fattori hanno un effetto significativo sul rischio di morte prematura, uguale o addirittura maggiore ad altri fattori, come l’obesità.
Con l’invecchiamento della popolazione, si prevede che l’effetto della solitudine sulla salute pubblica aumenterà e i ricercatori parlano già di “epidemia di solitudine”. “La sfida che affrontiamo ora è cosa si può fare a questo proposito”, spiega Julianne Holt-Lunstad, psicologa della Brigham Youth University.