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21 Novembre 2017
Le giornate lavorative standard, che iniziano al mattino tra un caffè e l’altro e si chiudono in tardo pomeriggio, sembrano ormai obsolete per la Germania.
Secondo Angela Merkel è meglio non stabilire limiti all'orario di lavoro.
In Germania c’è infatti il Sachverstaendigenrat (provate a pronunciare questo scioglilingua) ossia una commissione di esperti che sta valutando l’attuale rapporto sulla situazione lavorativa del Paese.
Dunque, si parla di giornate lavorative maggiormente flessibili.
La proposta dei consulenti economici del governo, però, non ha incontrato pareri favorevoli da parte di sindacati e lavoratori.
In risposta, Christoph Schmidt, presidente della commissione, ha spiegato:
"Le aziende hanno bisogno della certezza di non infrangere la legge se un dipendente partecipa di sera a una conferenza telefonica e se a colazione legge le mail. Ormai l'idea che la giornata lavorativa inizi la mattina in ufficio e si concluda con l'abbandono pomeridiano dell'azienda è obsoleta e non flessibile. Le tutele dei lavoratori sono state efficaci in Germania, ma alcune di esse non si adattano più al mondo del lavoro digitalizzato" .
In realtà si parla già da tempo di una soluzione, che potrebbe essere quella di contare le ore a settimana e non al giorno, con un vantaggio per il lavoratore: poter recuperare le ore superflue nei successivi giorni della settimana, per un totale di 48 ore settimanali.
Attualmente vige anche l'obbligatorietà di una pausa di 30 minuti dopo 6 ore di lavoro e un lasso di tempo di almeno 11 ore tra due diverse giornate lavorative. Ed è proprio quest'ultima tutela che, secondo il parere del consiglio di esperti, dovrebbe essere modificata.
Intanto in Germania si fa largo l'ipotesi del voto anticipato e sarà interessante esaminare gli effetti che questa proposta di togliere limiti orari alla giornata lavorativa riporterà sulla campagna elettorale.