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Sottomarino argentino San Juan: non c’è più speranza per l’equipaggio

L’annuncio della Marina è ufficiale, è impossibile che i 44 membri siano ancora vivi

Sottomarino argentino San Juan: non c’è più speranza per l’equipaggio

01 Dicembre 2017

Sono ormai passate due settimane dalla tragica scomparsa dai radar del sottomarino argentino San Juan e la Marina ha dichiarato ufficialmente che non ci sono più speranze di trovare i 44 membri dell’equipaggio vivi.

La ricerca è stata incessante dal 15 novembre fino ad oggi, sono stati coinvolti navi e aerei di varie nazioni, la task force ha setacciato più di 40 km quadrati di oceano senza risultato anche superando nei tempi e nei modi i protocolli previsti per situazioni come questa. Finora è stato tutto vano.

Continuano le ricerche del sottomarino e dei cadaveri che senza dubbio contiene e a cui sarà data giusta sepoltura, quando e se il mezzo verrà ritrovato. Il ritrovamento del sottomarino sarà anche fondamentale per capire cosa è andato storto e cosa si sarebbe potuto fare per evitare la tragedia, dato che i dubbi su quanto è successo rimangono.

Ma ripercorriamo le vicende di questa tragedia. Alle 00.30 del 15 novembre la San Juan ha informato terra di un ingresso di acqua nel sottomarino, che ha scatenato un corto circuito e un principio di incendio che ha portato il sottomarino a viaggiare senza batterie di prua e con acqua a bordo. Circa sette ore dopo, nella sua ultima telefonata satellitare, il capitano del San Juan ha detto che il sottomarino viaggiava sulla rotta tracciata dalla base di Mar del Plata e che viaggiava in immersione. Poi il silenzio. Le agenzie internazionali hanno rilevato una anomalia idro-acustica compatibile con una esplosione risalente alle 11, cioè quattro ore dopo l’ultima telefonata.

Presa per vera la notizia dell’esplosione, sembrava improbabile la possibilità di ritrovare l’equipaggio vivo, ma le autorità argentine, con l’ausilio di mezzi di altri paesi, hanno proseguito a cercare senza sosta il mezzo ed il suo equipaggio, purtroppo senza successo.

Alcune delle famiglie delle vittime si sono costituite parte civile nel fascicolo aperto per indagare sull'episodio e un loro portavoce, avvocato e padre di uno degli scomparsi, ha dichiarato che la Marina argentina ha “mentito in ogni modo possibile, con occultamento di fatti, eufemismi o bugie pure e semplici”. Le ricerche delle vittime sono finite, ma la battaglia legale dei loro familiari per venire a capo della verità è appena iniziata.

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