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Biotestamento: via libera del Senato con 180 Sì e 71 No

Il provvedimento diventa legge e provoca applausi in Aula

Biotestamento: via libera del Senato con 180 Sì e 71 No

14 Dicembre 2017

È scattato l’applauso in Aula, per il via libera del Senato al provvedimento sul biotestamento.

Ben 180 voti favorevoli, 71 i no e 6 astenuti. Il testo può così diventare legge.

Il presidente del Senato ha rivolto un saluto ai dirigenti dell'associazione Coscioni. che hanno assistito ai lavori dalla tribuna dell'Aula. La loro presenza è la testimonianza del grande impegno nella battaglia portata avanti da tempo, per il riconoscimento delle dichiarazioni sul fine vita.

Al Senato sono presenti anche Mina Welby, presidente dell'associazione e moglie di Piergiorgio; Filomena Gallo segretario dell'associazione; Carlo Troilo, consigliere generale. In tribuna anche i genitori di Luca Coscioni Rodolfo e Anna Cristina e la figlia di Carlo Lizzani, Flaminia.

In Piazza Montecitorio, un sit-in dell'Associazione Luca Coscioni.

"Aspettiamo che la legge passi. Questa legge, a 11 anni dalla morte di Piergiorgio Welby, se passa stabilisce il diritto a sospendere le terapie senza soffrire e il diritto di farlo anche tramite il testamento biologico".

ha dichiarato Marco Cappato durante la manifestazione. Che aggiunge:

“Sarebbe un passo in avanti enorme nel rispetto della libertà di scelta delle persone che soffrono, dei malati terminali. La prossima legislatura sarà quella in cui chiederemo di discutere e approvare anche la legge per l'eutanasia legale".

Un contributo importante in questo cambiamento è arrivato proprio da Welby Piludu, Fanelli, Fabo, Dominique Velati che si sono esposti pubblicamente raccontando la propria sofferenza.

Il loro dolore forse è servito in questa conquista.

"Lo dico anche a chi è contro e continua ad essere contro: possiamo essere almeno uniti nella battaglia per rispettare le scelte di cura, assistenza, di terapia di chi vuole vivere, certo per noi questo non può significare calpestare i diritti di chi a un certo punto decide che non ce la fa più e decide di voler morire".

Cappato conclude parlando del processo che lo vede coinvolto per la vicenda di Dj Fabo e su una eventuale condanna:

"Io voglio cercare di fare prevalere delle norme su dei principi superiori che sono anche difesi dalle Carte internazionali e dalla Convenzione europea dei diritti umani. Se anche ci fosse una condanna il percorso non sarebbe finito qui. Non solo lo rifarei ma ho spiegato a processo che mi assumo la piena responsabilità di quello che ho fatto. La legge del 1930 è una legge contraria non solo ai miei principi morali ma anche a quelli della Costituzione".

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