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08 Febbraio 2018
Quante volte il vostro riflesso nello specchio vi ha portato a lanciare un urlo di disperazione, a causa di odiosi elementi di disturbo comparsi sul vostro viso?
L’acne è un problema che affligge tantissime persone, in particolare adolescenti. E su questo tema potremmo aprire capitoli infiniti dedicati alle tecniche migliori di “spremitura” e aggressione degli odiatissimi brufoletti. Ma non è questo il punto.
Pare che una ricerca divulgata dal British Journal of Dermatology la presenza dell’acne sul viso possa incidere sul nostro umore: la comparsa dei brufoli, secondo gli studiosi, incrementerebbe del 63% le possibilità di manifestare ripercussioni a livello psicologico, naturalmente di tipo negativo.
Non si tratta di un semplice pianto isterico perché il brufolo maledetto compare sempre alla vigilia di un appuntamento importante o di una festa da sballo. La scienza parla proprio di vera depressione. L’avreste mai detto?
La ricerca si è basata su un campione di oltre 1,8 milioni di persone, e le ha poste sotto osservazione per un lungo periodo di tempo, ben 15 anni. Ebbene, nel corso del primo anno successivo alla diagnosi di acne è stato rilevato un rischio di manifestare sintomi di depressione superiore del 63% rispetto a chi vantava una “faccia pulita”.
I soggetti all'inizio dell'osservazione avevano più o meno un'età inferiore ai 19 anni, e il campione era costituito per la maggior parte da donne, giovani, non fumatori, individui di ceti sociali medio-elevati, con un peso corporeo nella media e ben lontani dall’utilizzo di alcol. Ecco, ne è emerso che il rischio medio di maturare una depressione di tipo grave corrisponde al 18,5% tra i soggetti “acneici” e al 12% per quelli che ne sono privi.
Il momento più delicato sarebbe quello del primo anno dalla comparsa dell'acne, in cui si evidenziano i rischi psicologici che possono permanere per cinque anni. Nel periodo successivo, come affermano gli studiosi della University of Calgary, non vi è un'associazione fra acne e depressione.
Stando a questi dati potremmo dire che, a pelle, la faccenda è alquanto seria. Ma forse la soluzione è quella di lasciare che la negatività resti in superficie, senza toccarci in profondità.