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21 Febbraio 2018
I romani lo chiamavano “Memento mori”.
Tradotto: “ricordati che devi morire”.
Quando un generale rientrava a Roma dopo una vittoria, accolto dall’esultanza generale, qualcuno alle sue spalle gli ripeteva questa frase. La ragione? Il generale non doveva lasciarsi travolgere dalla superbia e rimanere umile.
E se vi dicessimo che un’app svolge la stessa funzione di quel monito dell’antichità?
Il principio è lo stesso ma il fine è diverso.
L’app si chiama We Croak ed è stata ideata dalla pubblicitaria Hansa Bergwall e dallo sviluppatore Ian Thomas. La funzione dell’app? Ricordarvi 5 volte al giorno che potreste morire in un qualsiasi momento.
Se avete già storto il naso urlando “brutti uccelli del malaugurio!” o vi siete lanciati in gesti apotropaici poco eleganti sappiate che il fine è nobile.
We Croak invia 5 volte al giorno notifiche per ricordarvi che la morte potrebbe essere dietro l’angolo ma se lo fa è solo per farvi sentire grati di tutto ciò che avete.
Proprio così.
I due ideatori infatti si sono ispirati al Buthan, regno buddista sull’Himalaya, in cui gli abitanti seguono un detto molto saggio: “Per essere felici bisogna contemplare la morte cinque volte al giorno”.
E in Buthan c’è uno dei tassi di felicità più alti!
I buddisti del luogo hanno persino un indicatore per calcolare il livello di “felicità interna lorda”.
I promemoria inviati dall’app possono essere vari: citazioni legate alla morte (il tema non cambia mai) a volte allegre, altre volte cupe. Gli utenti si ricordano così di godersi la vita e di essere grati per ogni singola cosa.
Ma We Croak non è il primo prodotto tecnologico “memento mori”. Non possiamo dimenticare l’orologio Tikker, settato per calcolare quanto tempo vivremo. Un po’ ansiogeno? Parecchio. Ma il suo fine è quello di spingere il proprietario a godersi ogni singolo attimo senza sprecare minuti preziosi.
Gli psicologi Nathan DeWall e Roy Baumesiter dell’università del Kentucky hanno affermato che:
«La morte è un avvenimento psicologicamente devastante e minaccioso ma, quando le persone la contemplano, la reazione immediata è quella di andare alla ricerca di pensieri felici».
Capito l’antifona.
Ora il punto è: abbiamo davvero bisogno che un’app ci ricordi quanto la vita sia preziosa?