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30 Marzo 2018
Un team di ricerca dello Sheffield Institute for Translational Neuroscience (SITraN) dell'Università di Sheffield, in Inghilterra, ha divulgato interessanti scoperte riguardo al morbo di Alzheimer, pubblicate sulla rivista Journal of Alzheimer's Disease.
Secondo gli studiosi, questa patologia deriverebbe dalla perdita di cellule in una regione cerebrale deputata al rilascio della dopamina. Questo fenomeno andrebbe ad incidere sul corretto funzionamento dell'ippocampo, area del cervello connessa in modo diretto con la memoria.
Gli studiosi italiani coinvolti nella ricerca sono la professoressa Annaelena Venneri, principale autrice dello studio e Matteo de Marco, coautore. Anche l'intuizione di basare l’indagine su questa area specifica, relativa a un anno fa, è legata ad un team italiano, dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, sotto la guida del professor Marcello D'Amelio.
È la dopamina che consente di apprendere e formulare nuovi ricordi: il cosiddetto ‘ormone del piacere’ ha un fondamentale ruolo nella risposta emotiva e nella regolazione del movimento. La sua azione sull'ippocampo, il centro organizzativo della memoria, si riflette proprio sulle nostre capacità di ricordare.
Come spiega la professoressa Venneri, alla base della malattia ci sarebbe la compromissione dell'area in cui avviene il rilascio di dopamina.
Questa scoperta permetterebbe di cogliere i segnali iniziali del morbo di Alzheimer in anticipo e ci sono farmaci già disponibili per regolare la dopamina. Ora gli studi dovranno andare avanti ma si tratta già di un dato importante per curare una malattia che attualmente colpisce 600mila persone in Italia.