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07 Settembre 2018
Quante volte avete scritto messaggi sarcastici sulle famose app di messaggistica?
Certo, con tutte le faccine che ci sono a disposizione, la tentazione di sbizzarrirsi con un tocco di ironia è senza dubbio molto forte.
Ora, però, la scienza ‘mette in guardia’ circa un aspetto abbastanza singolare: i colorati emoji dal contenuto sarcastico generano un segnale di errore che ci obbliga a rileggere la frase con una diversa interpretazione.
Lo rivelano le onde dell'attività cerebrale registrate su oltre 100 persone dai ricercatori dell'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign. I risultati della ricerca sono apparsi sulla rivista Plos One:
"Gli emoji sono ovunque: le persone li usano moltissimo nei messaggi di testo e sul web per accompagnare il normale linguaggio", ha spiega il ricercatore Benjamin Weissman. "Finora, però, nessun linguista o psicologo li ha studiati con metodi sperimentali come quelli che abbiamo a disposizione, per esempio registrando in tempo reale l'attività elettrica generata nel cervello".
E così gli esperti hanno esaminato 106 volontari, chiedendo loro di leggere e decifrare la stessa frase ('la sua torta era terribile') seguita da tre emoji differenti: una faccina che fa l'occhiolino, una sorridente e l’altra imbronciata. Le onde cerebrali registrate hanno dimostrato che l'emoji sarcastico genera una sorta di 'segnale di errore' (chiamato P600) che normalmente si osserva quando ci imbattiamo in qualcosa di linguisticamente inatteso (per esempio un errore grammaticale) oppure quando abbiamo a che fare con una frase ironica. Il sussulto del cervello è tanto più evidente quanto più la persona è disposta a reinterpretare il senso della frase.
Lo studio mostra, come afferma Weissman “che per cose come il sarcasmo, il nostro cervello può usare le informazioni veicolate dall'emoji in maniera quasi immediata, proprio come accade con il linguaggio”. Possiamo, dunque, dire che la comunicazione oggi non è solo fatta di parole e immagini, ma anche di emoji.