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17 Ottobre 2018
La data esatta della storica eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei e le zone limitrofe nel 79 d.C. è sempre stata motivo di ampi dibattiti tra gli studiosi, ma adesso la scoperta di una nuova iscrizione potrebbe costringere a riscrivere i libri di storia: la scritta, infatti, è datata al sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, ossia al 17 ottobre, dunque l’eruzione non è avvenuta ad agosto, come si pensava.
L’iscrizione è una scritta realizzata a carboncino rinvenuta durante i recenti scavi archeologici nella Regio V di Pompei: “Una scoperta straordinaria – ha commentato il Ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli – i nuovi scavi rappresentano l’eccezionale competenza del nostro Paese”.
Finora si riteneva che l’eruzione fosse avvenuta ad agosto per la data dichiarata in una lettera di Plinio il Giovane a Tacito, nella quale si legge “nonum kal semptembres”, ossia nove giorni prima delle calende di settembre quindi, appunto, il 24 agosto. In realtà, molti studiosi sospettavano già che la data effettiva fosse a ottobre a causa di alcuni oggetti rinvenuti nelle zone colpite dall’eruzione vulcanica: si tratta, ad esempio, del ritrovamento di frutta secca carbonizzata, di bracieri usati per riscaldarsi e di mosto in fase di invecchiamento, tutti elementi che fanno pensare all’autunno più che all’estate. L’iscrizione appena scoperta, dunque, confermerebbe questa tesi e sposterebbe di quasi due mesi la data dell'eruzione.