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Credits: El Mundo
07 Febbraio 2019
Il proprietario del pozzo di 71 metri di profondità in cui il piccolo Julen Rosello è caduto lo scorso 13 gennaio trovando la morte non riesce a darsi pace per quanto è accaduto. Era stato proprio l’uomo, sposato con una cugina dei genitori del piccolo, ad organizzare il pic-nic e ad invitare la famiglia Rosello.
David si dice sicuro di aver messo in sicurezza quel pozzo. Sapeva dell’esistenza del buco di perforazione e aveva ritenuto che potesse rappresentare un pericolo d’inciampo, sicuramente non che potesse addirittura entrarci un bambino. Per questo ci aveva posizionato sopra due blocchi di cemento.
L’uomo non trattiene le lacrime mentre risponde alle domande dei giornalisti in occasione di una conferenza stampa in cui torna a raccontare i drammatici momenti della caduta del piccolo. Stava giocando tranquillo nel prato, quando, ad un certo punto, si sono sentite le sue grida disperate. Ma nessuno riusciva a vederlo. Solo dopo hanno capito che il piccolo era caduto tra i blocchi di calcestruzzo. “Poteva accadere anche alla mia bambina”, dice.
Le dichiarazioni dell’uomo a proposito dei blocchi di cemento, però, sono in contrasto con quelle del responsabile della società Perforaciones Triben, secondo il quale, dopo la perforazione, era stata posta una grossa pietra sul buco.
Ora per Serrano è alto il rischio di un’accusa per negligenza, anche se al momento non risultano aperti procedimenti a suo carico. Secondo i suoi legali, la responsabilità sarebbe da attribuire a chi ha realizzato il pozzo, che non avrebbe rispettato molte norme.
Si ripone fiducia nella legge. Intanto la famiglia di Julen dovrà continuare a vivere questa tragedia.