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11 Marzo 2019
Ha suscitato tantissime polemiche la motivazione della sentenza con cui la Corte di Appello di Ancona che ha assolto due peruviani accusati in primo grado di violenza sessuale nei confronti di una connazionale.
L'episodio è avvenuto il 9 marzo 2015: secondo l'accusa, la ragazza era stata drogata. La ragazza si sarebbe poi presentata in ospedale con la madre denunciando lo stupro da parte di un coetaneo mentre l'altro faceva da palo. Gli esami in ospedale avevano accertato la presenza di un forte quantitativo di benzodiazepine, la cosiddetta "droga da stupro".
La condanna in primo grado per i due giovani è arrivata a fine novembre 2017, mentre l'annullamento risale a martedì scorso.
Per i tre giudici della Corte d'Appello, la vittima, che all'epoca dei fatti aveva 20 anni, era poco avvenente e troppo mascolina per poter essere stata oggetto di attrazione sessuale. Nella motivazione della sentenza che annulla la precedente condanna dei due responsabili, la ragazza viene definita "la scaltra peruviana" e non si esclude che sia stata lei stessa ad organizzare la notte goliardica salvo poi cercare una "scusa" con sua madre, accusando i due giovani di stupro.
Tra le altre cose si evidenzia anche che al giovane accusato la ragazza neanche piaceva, tanto che l'aveva registrata sul cellulare con il nominativo di "Vikingo" per evidenziare l'aspetto mascolino, confermato dalla fotografia presente nel fascicolo processuale.
L'avvocato della ragazza ha dichiarato: "Eravamo rimasti sconcertati dall'assoluzione, visto il caso particolarmente brutto, ma soprattutto dopo aver letto la motivazione della sentenza" che in sostanza esclude lo stupro perché la vittima non è attraente. Sulle motivazioni di questa sentenza interviene anche il procuratore generale presso la Corte d'Appello di Ancona, Sergio Sottani, che evidenzia come parole di questo tipo rappresentino una ulteriore di violenza nei confronti della vittime. Inoltre, aggiunge che ritenere che la mancata attrazione sessuale non deve mai rappresentare un elemento a sostegno della mancanza di responsabilità.
Dopo questo passaggio, gli atti saranno ritrasferiti alla Corte di Appello di Perugia per rifare il processo. Intanto però le polemiche non si placano e hanno sollevato l'indignazione di molti, compresa la rete femminista. Da questi si richiede a gran voce l'annullamento della Cassazione e una risposta collettiva da parte di cittadini, cittadine e associazioni e istituzioni.