Tutto News
Credits: Facebook
16 Luglio 2019
Pochi giorni fa a Triggiano, nel Barese, si è consumata una tragedia nel tendone del Circo Orfei: il famoso domatore Ettore Weber è stato aggredito e ucciso da una tigre mentre la stava addestrando per un numero.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’uomo sarebbe stato sbranato da più di una tigre, perché dopo l’attacco della prima anche altri felini lo avrebbero aggredito. Oggi, però, la moglie del domatore, Loredana Vulcanelli, ha fatto chiarezza su quanto accaduto: lei era presente al momento dell’aggressione e ha detto che le cose sono andate diversamente, per questo ha deciso di lanciare un appello affinché la tigre che ha ucciso il marito non venga abbattuta.
“È mio marito che ha sbagliato un movimento – ha raccontato la donna a Il Giorno - Il felino è un predatore, è stato un fulmine, con una zampata Ettore è crollato in un secondo perdendo la vita con la giugulare recisa. Non è stato sbranato”. La donna ha raccontato che ogni sera, con la sua collaborazione, il marito faceva una sorta di esibizione privata con gli animali per avere un contatto costante con loro.
“C’è un protocollo – ha spiegato ancora la donna - mio marito prepara la carne dalla cintura e la dà quando le tigri fanno l'evoluzione. I felini escono dal carro e li posizioniamo nel tunnel vicino alla gabbia. Mio marito entra nella gabbia: io e lui abbiamo un'intesa di 40 anni, con gli occhi ci capiamo. Qualsiasi allarme ce lo comunichiamo in un istante. La prima tigre è salita sullo sgabello, mio marito è indietreggiato mentre io facevo venire la seconda tigre. Lui ha fatto 3 passi in più rispetto al solito e, girandosi, è finito sotto alla tigre. Gli altri felini non lo hanno aggredito – ha sottolineato - Sono tornate impaurite dentro il tunnel. La tigre che l'ha colpito, Sultan, è rimasta sopra mio marito, come a vegliarlo, come se si fosse resa conta dell'errore”.
Loredana ha rivelato inoltre che quella sera il marito era indeciso se fare o meno la prova con i felini: alla luce di quanto è successo, oggi la donna pensa che quello sia stato un segnale, faceva molto caldo e forse avrebbero fatto meglio a non provare il numero. Nonostante questo, lei non ce l’ha con la tigre che ha ucciso suo marito e si opporrà all’eventualità che venga soppressa: “Se io mi avvicino a uno strapiombo per farmi un selfie, non è colpa del burrone se muoio – ha detto - Le tigri le abbiamo cresciute col biberon nella roulotte”.