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16 Ottobre 2019
Il problema del tabagismo è una questione ormai conosciuta da tutti. La prima ufficializzazione degli effetti nocivi del fumo è arrivata nel lontano 1964 con un rapporto americano che lo identificava come prima causa di tumori polmonari e bronchite cronica.
Ma nonostante la crescente consapevolezza, gli affari delle multinazionali di tabacco non hanno mai visto una battuta d'arresto.
Secondo la Banca Mondiale, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per contrastare e ridurre la domanda di tabacco la strategia più efficace di un governo consiste nell'aumento della tassazione.
Questo tema torna d'attualità proprio in questi giorni in cui si discute della necessità di reperire nuovi fondi a sostegno del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per garantire il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. L'idea, infatti, è quella di aumentare le accise e destinare tali entrate proprio al SSN, e non più alle più disparate voci di spesa come accaduto fino ad oggi.
Secondo alcune stime, un incremento di 1 euro a pacchetto comporterebbe una riduzione di circa 360 milioni di pacchetti in un anno, ma anche un aumento delle entrate per lo Stato di 2,2 miliardi di euro. Questa proposta tiene conto del fatto che il prezzo attuale di un pacchetto di sigarette nel nostro paese è mediamente inferiore a quello degli altri paesi.
Si tratterebbe dunque a tutti gli effetti di una tassa sulla salute con fondi da destinare alla prevenzione respiratoria, oncologica e cardiovascolare.