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23 Ottobre 2019
Marieke Vervoort, campionessa belga oro olimpico nei 100 metri alle Paralimpiadi di Londra nel 2012, è morta a 40 anni per eutanasia, dopo aver lottato praticamente per tutta la vita contro un male incurabile. Quello in Inghilterra non è stato il suo unico successo: nello stesso anno ha conquistato anche un argento nei 200 metri, poi a Rio de Janeiro nel 2016 un altro argento nei 400 e un bronzo nei 100.
Dall’età di 14 anni la campionessa soffriva di una malattia muscolare degenerativa, una patologia che le provocava costanti dolori, crisi epilettiche, paralisi delle gambe e insonnia. Nonostante questo, Marieke ha lottato fino alla fine, quando poi non ce l’ha fatta più: “Mi sto godendo ogni piccolo momento – disse dopo i giochi di Rio – quando avrò più giorni brutti che buoni, allora ho già i miei documenti per l’eutanasia, ma il tempo non è ancora arrivato”.
Il momento è arrivato adesso: come mostrano le ultime foto pubblicate sui social, Marieke in quest’ultimo periodo era ricoverata in ospedale perché evidentemente le sue condizioni erano peggiorate. È per questo che l’atleta ha deciso di andarsene con l’eutanasia, che in Belgio è legale. In un’intervista la campionessa aveva spiegato che i documenti per la morte assistita le avevano dato il coraggio per continuare a vivere; lei ha sempre sostenuto che l'eutanasia non fosse omicidio e che non dovrebbe essere considerata come tale.