Gli Arctic Monkeys stanchi del passato

Il frontman Alex Turner: "Suonare live i pezzi degli esordi è difficile perché non li 'senti' più come una volta"

Il frontman Alex Turner

17 Gennaio 2014

Il frontman Alex Turner: "Suonare live i pezzi degli esordi è difficile perché non li 'senti' più come una volta"

Basta col repertorio. Ma come fanno i Rolling Stones? Non la pronunciano apertamente, ma probabilmente è questa la domanda che ronza nella testa dei membri degli Arctic Monkeys. La band guidata da Alex Turner ha all’attivo “appena” cinque album, dallo strepitoso debutto di “Whatever people say I am, that’s what I’m not” del 2006 al recente “AM”, acclamato da pubblico e critica, ma confessa di avere grosse difficoltà ad eseguire dal vivo i brani che hanno segnato gli esordi della loro carriera. Lo spiega lo stesso Turner, in un’intervista a cuore aperto al Daily Star. “A volte è difficile affrontare i vecchi brani. Sapete, non li ‘senti’ più come una volta”. Per Turner, suonare sempre le stesse canzoni è come raccontare sempre le solite barzellette. “Quando racconti la stessa storiella 600 volte poi non vorresti ascoltarla più. È anche vero, però, che qualche volta nel 601esimo racconto puoi scoprire qualcosa di cui non ti eri mai accorto prima”. Fortunatamente per gli Arctic Monkeys, il nuovo brano sta andando molto bene, e per la band originaria di Sheffield nei prossimi live sarà possibile concentrarsi sugli ultimi brani e lasciare in disparte il vecchio repertorio.

La libertà di sperimentare. Nella chiacchierata con lo Star, Turner ha poi voluto ringraziare Laurence Bell, il capo della Domino, l’etichetta che ha lanciato gli Arctic Monkeys ormai 8 anni fa. “Laurence Bell è stato l’uomo che è venuto per primo a proporci un contratto. Ci ha permesso di provare cose diverse. Con lui non siamo in quel tipo di situazione per cui arriva in studio il discografico e ti dice ‘sto cercando questo o quello’. Ci lascia liberi”.

 

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