31 Ottobre 2014
Il leggendario frontman dei REM ricorda come arrivò a dichiarare la propria omosessualità
Michael Stipe: fare “outing” mi ha reso una persona migliore. “Nel 1994, la maggior parte delle persone avevano una percezione fortemente binaria della sessualità. Il messaggio fu complicato per loro. Ma oggi sono entusiasta di vedere quanto tutto è cambiato in questi 20 anni”: la riflessione porta la firma di Michael Stipe, frontman dei leggendari REM, che proprio nel 1994, quando la sua band era all’apice del successo dopo il boom planetario degli album “Out of Time” e “Automatic for the People”, rivelò al mondo la propria omosessualità. A distanza di vent’anni, è lo stesso Stipe a riprendere le fila del discorso, in una lunga intervista al Guardian, nella quale l'ex cantante dei REM riflette sugli effetti positivi del suo “coming out” e su quanto il mondo sia cambiato.“Questi 20 anni, anni in cui ho espresso la mia verità, mi hanno reso una persona migliore. Il 21esimo secolo ha portato alle ultime generazioni un'idea più chiara su quanto sia ampia e fluida la sessualità e l'identità sessuale di ogni individuo. E' emozionante vedere che il progressivo cambio delle percezioni sia avvenuto così in fretta”. Michael Stipe indugia anche sugli anni bui della paura dell’HIV: “Nei primi anni ’80, da 22enne “queer” sotto le amministrazioni Reagan-Bush, avevo paura di fare il test per l'HIV per paura di finire in quarantena o in un campo d’internamento. Ho dovuto attendere 5 anni per avere il mio primo test anonimo. Oggi sono felice che gli atteggiamenti sono cambiati e maturati e mi sento fortunato a vivere in un paese dove l'accoglienza, la tolleranza e la politica nei confronti di HIV-AIDS e le questioni LGBTQ sono avanzati fino a questo punto”.