MUSIC BIZ
Marracash, la musica lo ha salvato: “Non avrei potuto fare altro”
Il rapper ha raccontato come si trovi a suo agio solo facendo musica perché non si sente inserito nel mondo “normale”
Marracash è partito dal basso a fare musica, ma ora è uno degli artisti più apprezzati nel suo genere. A raccontare il suo percorso e cosa sta accadendo ora al rap è lui stesso a Vanity Fair, spiegando di essere riuscito ad imporsi perché piaceva alla gente: “I primi rapper italiani erano una nicchia, e facevano una musica per pochi. Poi sono arrivati quelli come me, che volevano portare il rap dove erano cresciuti: tra i ragazzi delle case popolari”. Poi sulla sua esperienza di vita: “Sono contento, da uomo, di aver raccontato la mia storia che, mentre la vivevo, mi sembrava normale e invece era una vicenda di abusi. Sono contento perché parlare, raccontare, dare un nome alle cose è sempre il primo passo per essere consapevoli”.
Con il suo album Persona, ha portato il rap anche al di fuori dei ragazzi, arrivando ad un pubblico molto più ampio tra cui anche le signore: “Non era nelle mie intenzioni. Credo sia successo perché in quelle canzoni ci sono urgenza e verità: venivo da una crisi, dovevo tirarla fuori”.
Genitori che, seppur all’inizio abbia messo in discussione il loro modello di famiglia non ricalcando il loro che lo avrebbero voluto sposato e padre di famiglia, ora sono “orgogliosi di me. Mia mamma è diventata una mia fan, mi dice sempre: ‘Come sono belle le tue canzoni’”. Il rapper si definisce “strano” perché sa di non essere adatto ad una vita “normale” come quella di molte altre persone: “Prima ho provato a fare altro e ho capito che sarei impazzito in una professione inquadrata. Non è il mio, appassisco. Non potrei avere degli orari, parlare dell’ultimo servizio delle Iene con i colleghi nelle pause sigaretta. Io non guardo la tv, non seguo il calcio, non sono inserito”.
E quindi se non ci fosse stata la musica come avrebbe fatto? Semplice, “ci sarebbe stata lo stesso la musica. Credo che tra le tante qualità richieste a un artista ci sia anche un certo stoicismo. Devi crederci, anche se guadagni pochissimo o niente. Devi rischiare tutto per fare quello che ami. E io ho rischiato, ho insistito, anche nel non adeguarmi. Non penso si possa essere artisti part-time: lavorare di giorno e poi la sera fare le prove. L’arte è un’esperienza totalizzante. Devi essere artista ancora prima di farlo”.
In un certo senso, la musica l’ha salvato perché si trova a proprio agio, come molti altri colleghi, solo a fare musica: “La musica è un amore. Io credo che tutti debbano avere un amore nella vita. E, esattamente come nell’amore tra persone, anche con la musica funziona che se tu la tratti bene, lei ti ripaga”. E non è necessario venire da un contesto difficile: “I soldi o la famiglia ‘normale’ non contano, perché magari hai delle mancanze affettive e il contesto difficile sei tu. L’unica condizione che mi pare necessaria è la sensibilità. Un artista deve essere trascinato dalle sue emozioni. Almeno io lo sono”.