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Music Biz

Cremonini e quella foto in cui pesa 100 kg: ‘‘Mi ero annientato’’

Redazione 105

Un racconto a cuore aperto di uno dei periodi più difficili della sua vita, tra l’aumento di peso, la ricerca ossessiva delle canzoni per il nuovo album e la diagnosi di schizofrenia

Cesare Cremonini su Instagram si è lasciato andare ad una confessione molto intima sulla sua forma fisica in passato. Ha infatti pubblicato una foto che lo ritrae seduto sul letto in cui nel 2016 pesava 100 kg e ha raccontato perché è arrivato a quel punto, rivelando di essersi “annientato” al tempo e come quello sia stato un periodo buio della sua vita. Ha scritto: “Questa fotografia è del 2016. La scattò la mia ragazza di allora. Stavo iniziando a scrivere ‘Nessuno vuole essere Robin’. Non stavo bene. Pesavo 100 kg”. 

Poi ha illustrato i motivi che lo avevano spinto a prendere peso così rapidamente e in modo incontrollato: “Mi ero annientato per fare un disco. Una cosa stupida. O meglio, avevo annientato i sentimenti nei confronti di chi mi circondava, perché ero entrato in una folle simbiosi con il resto del mondo. Non so come e perché, ma ci ero cascato dentro, in totale connessione con le emozioni delle persone che non conoscevo. Dei ragazzi e delle ragazze che vedevo camminare per strada, dei cuori che non erano il mio ma che amavo lo stesso perché pulsavano dentro alla mia città, delle notizie che ascoltavo in televisione e di chi le annunciava, delle foto che guardavo sui social”.

E da lì, un giorno, è nata una consapevolezza e poi una canzone che tutti conosciamo di quell’album: “Ho capito più tardi che era un peso che alla lunga mi poteva distruggere. Ma una notte mi sono seduto sul letto con la chitarra e… Come mai sono venuto stasera? Bella domanda….”. Non è comunque la prima volta che Cesare tocca questo tema, già trattato nel corso di un’intervista: “È una patologia ossessiva. Una faglia nel Dna, una palla incandescente che ci passiamo di mano in mano: a qualcuno tocca, a qualcuno no. C’è una canzone, ‘Nessun vuol essere Robin, per la quale ho rischiato la vita”.

I sintomi erano ogni giorno crescenti: “La sensazione fisica di avere dentro di me una figura a me estranea. Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet. È questo?’, chiese. Era quello”. Il suo ‘mostro’ aveva “braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose. La diagnosi era: schizofrenia. Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua. Venivo da due anni di ossessione feroce per la musica. Sempre chiuso in studio, anche la domenica. Smisi di tagliarmi la barba e i capelli. Superai i cento chili. Non facevo più l’amore, se non da ubriaco. Avevo smesso qualsiasi attività fisica”. 

Riuscì a sconfiggere quel mostro che si portava dentro iniziando a camminare: “Ho camminato per centinaia di chilometri. Ho scoperto i sentieri di collina. Quando sento il mostro borbottare, mi rimetto in cammino. Su una collina, in montagna. Sono tornato dallo psichiatra alla fine del primo tour negli stadi. Mi ha chiesto se vedevo ancora i mostri. Gli ho risposto di no, ma che ogni tanto li sento chiacchierare. E lui: ‘Let them talk’”.

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