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Ornella Vanoni e Mahmood: “La prima volta che ci siamo innamorati”

Redazione 105

Vanoni: “Noi artisti abbiamo il compito di provare a non offendere o a cercare le parole che non offendono più”

Ornella Vanoni e Mahmood sono i protagonisti del nuovo numero di Vanity Fair, in un’intervista doppia. I due sono reduci dal successo di Sant’Allegria, canzone del 1997 ritornata in cima alle classifiche la scorsa estate grazie al remix di Jack Sani. Per Mahmood è stata l’occasione per raccontare come è nata la co-conduzione di Sanremo: “Ho fatto un pranzo, un giorno, con Carlo Conti. C’erano con me il mio manager e mia madre. A un certo punto Carlo mi chiede se mi piacerebbe condurlo con lui. La mia prima reazione è stata: non sono in grado, perché non l’ho mai fatto prima. E lui: devi solo essere te stesso, devi essere spontaneo. Ecco, diciamo che essere spontaneo è una cosa che mi riesce bene”. Sulla stessa linea anche Ornella Vanoni, che con la sua inconfondibile ironia ha dato un consiglio schietto a Mahmood per il Festival di Sanremo: “Lo stesso di Conti: sii te stesso. E poi, che ti frega? Hai già vinto due volte. Se avessi vinto anche la terza con Tuta Gold ti avrebbero ammazzato! Tu non sei in gara, presenti. Quindi sii te stesso e basta”.

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Si passa poi a temi più scottanti, come la violenza in certi testi di alcune canzoni. Qui le opinioni sono discordanti. Secondo Vanoni: “Abbiamo il compito di provare a non offendere o a cercare le parole che non offendono più. Sono una rappresentante di una casa che offre rifugio a donne vittime di violenza, sentire in una canzone ‘Tr**a, ti vengo in bocca’ non penso aiuti molto”. Mahmood però non la pensa allo stesso modo: “Però, non pensi che il compito dell’educazione sia della scuola, dello Stato, delle famiglie? Gli artisti, invece, hanno il dovere di rappresentare il vero, la loro esperienza, il loro vissuto. Non si può censurare il racconto del vero”. 

Per entrambi si parla anche di primi amori. La prima a prendere la parola è Ornella: “Avevo quindici anni. Santa Margherita, Liguria. Dietro una persiana, davanti al mare, un ragazzo dell’est, alto, mi dà un bacio, il mio primo bacio. L’ho rivisto dopo un po’ di anni e mi sono detta: ‘ammazza che bello, vedi che ci avevo visto lungo!’”. Mahmood, invece, dà una visione onirica dell’amore: “Io mi innamoro tutti i giorni, anche in metro guardando semplicemente i volti delle persone. Però a otto anni, in Egitto, ero con mio papà che mi portò a fare benzina. Mi ricordo due occhi azzurri. Non la faccia ma due occhi azzurri in un benzinaio al Cairo”.

Inevitabile infine dare la propria visione di temi più spirituali, come la vita dopo la morte. Queste le parole di Ornella Vanoni: “Questa lampadina un bel giorno si spegnerà. Ma si spegnerà la lampadina, non l’energia che stava dentro la lampadina. L’energia ridarà luce a un’altra lampadina oppure no”. Per Mahmood è invece troppo presto per pensarci: “Che bella questa immagine, mi piacerebbe pensarla così. Ma adesso sono così attaccato alla vita da sforzarmi a non pensare a cosa ci sarà dopo”.

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