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"Smoky Tomato Carbonara" l’ennesima dissacrazione della tradizione culinaria italiana
Il New York Times propone una carbonara alternativa affumicata e con il pomodoro
Sappiamo bene che la tradizione culinaria italiana, e mediterranea in generale è inimitabile, ma purtroppo gli Stati Uniti ci provano di continuo, con scarsi risultati. Il New York Times ha proposto all’interno delle sue pagine dedicate agli amanti del buon cibo, la ricetta di una pasta alla carbonara, e fin qui tutto bene; peccato che la ricetta si intitolasse Smoky Tomato Carbonara. Una versione rivisitata della nostra tradizionale pasta alla carbonara che solitamente prevede, lo ricordiamo, pecorino romano, uova, guanciale e pepe nero. Tra l’altro la celebre testata ricorda gli ingredienti della tradizione, ma consiglia prima di tutto di sostituire il guanciale con la pancetta e scambia il pecorino con il Parmigiano; fin qui tutto bene, sono scorciatoie che per comodità possono essere utilizzate anche nel nostro paese. La mazzata arriva quando si consiglia di aggiungere il pomodoro alla ricetta, giustificando così l’aggiunta: “non sono tradizionali nella carbonara, ma danno un sapore brillante al piatto”.
Sui social, come era prevedibile, sono piovute molte critiche, ma la tirata di orecchie più pesante arriva dalla Coldiretti che scrive: «La carbonara al pomodoro è la punta dell'iceberg della falsificazione del Made in Italy a tavola che nel mondo ha superato i 100 miliardi di euro con gli Stati Uniti al primo posto». La carbonara affumicata al pomodoro è bocciata.
L’unico che prova a smorzare i toni e spiegare l’atteggiamento USA è il noto ristoratore e volto tv Francesco Panella: «La reazione italiana alla rivisitazione della carbonara - afferma l'imprenditore- è un fatto di percezione, per noi la difesa di una ricetta va oltre questo, è una difesa dei nostri ricordi, dei nostri affetti che quel tipo di piatto ci riporta. Sulla bilancia dunque ci sono dei valori che vanno oltre il piatto. Per questo, aggiungo come ambasciatore tra Italia e Usa, che l'ambito del marketing va circoscritto tenendo presente tutto questo. Anche noi sperimentiamo e innoviamo in cucina ma teniamo presente questi valori. Gli americani sono sperimentatori, ma è dovuto alla grande proposta che hanno a disposizione, unica del genere. Non saranno però mai conoscitori di una cucina in maniera totale perché ogni giorno possono cambiare la nazionalità della cucina da degustare. Quanto alla ricetta proposta non è un problema ormai recuperare ingredienti con il guanciale in città come New York».