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L’Italia è al quarto posto in Europa per “Lavoro povero”
Preoccupanti i dati del Ministero del Lavoro su occupazione e retribuzione
Secondo i dati della Relazione del Gruppo di lavoro sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa in Italia, la situazione lavorativa nel nostro Paese è critica. Il documento analizza le cause all’origine della povertà lavorativa. L’Italia è il quarto Paese messo peggio per “lavoro povero”, dopo Romania, Spagna e Lussemburgo. Lavoro povero significa che una persona pur avendo un impiego fa difficoltà a guadagnare abbastanza per vivere e rimane sotto la soglia di povertà fissata sui 12 mila euro l’anno. I cosiddetti “lavoratori poveri” italiani sono il 12% fra i dipendenti e il 17% fra gli autonomi, salgono poi al 22% tra chi lavora part-time. I guadagni annui sono bassi sia per la scarsa retribuzione oraria, ma anche per colpa dei contratti brevi, della scarsa continuità lavorativa e anche dell’esplosione del tempo parziale involontario, ma imposto ai lavoratori. Le donne si confermano le più penalizzate, la quota di lavoratori “poveri” è molto più alta tra le donne che rappresentano il 27,8% dei lavoratori, rispetto agli uomini che sono il 16,5% .
Il Governo sta pensando a ulteriori misure a sostegno del reddito: ad oggi solo il 50% dei lavoratori poveri in Italia ha un sostegno al reddito, mentre la media europea è del 65% . Misure come il reddito di cittadinanza e gli 80 euro di integrazione allo stipendio fissati da Renzi non sono abbastanza per aiutare chi è davvero in difficoltà. Tra le proposte in discussione c’è quella di garantire i salari minimi, anche stabilendo un salario minimo per legge e introdurre dei benefit per chi lavora, incentivando l’occupazione regolare e contrastando il lavoro nero, spesso utilizzato “per arrotondare”.