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Quali sono gli errori che i capi commettono e che spingono i dipendenti a licenziarsi?

Redazione 105

La parola allo psicologo Luca Maselli che ci dice cosa non piace ai dipendenti dei loro superiori

Sapete qual è il motivo per cui più spesso si rassegna le dimissioni? Il capo! Nel bene o nel male, il capo ha una grande influenza sul clima lavorativo dei suoi dipendenti, più dello stipendio, dei benefit o delle mansioni stesse. Lo conferma Luca Maselli, psicologo e operations manager di TherapyChat, piattaforma di psicologia online, che facendo riferimento a molti studi di settore, ha dichiarato in un'intervista uscita su GQ: “Il motivo per cui la figura del capo è così importante per il nostro benessere in ufficio è che con lui si instaura un rapporto umano che è giocoforza centrale per lo svolgimento del nostro lavoro: tutto passa dalla sua scrivania. Un capo empatico, che mostra di ascoltare attivamente i suoi dipendenti, è la base per un ambiente di lavoro sereno in cui si vive volentieri. Al contrario, un capo che con ascolta, sempre di fretta come il coniglio bianco di Alice ossessionato dal tempo che non presta mai presta l'attenzione dovuta, è un capo che ci fa vivere male nel posto in cui trascorriamo la gran parte della nostra giornata".
Quali sono quindi gli errori più comuni? 

  • Non fare autocritica. Un capo che non accetta i propri limiti e non è aperto al confronto (anche con i dipendenti), può creare frustrazione nel suo team di lavoro che non avrà mai chance di fargli cambiare idea. 
  • Non fidarsi. Quando qualcuno sbaglia, spesso la colpa ricade comunque sul capo, quindi occorre grande fiducia per delegare, ma è fondamentale farlo per accrescere l’autostima del team che altrimenti non crescerà mai.
  • Fare favoritismi. Farsi guidare dalle simpatie e non dall'oggettivo merito dei dipendenti, è un errore madornale che crea sicuramente tensioni. Da dipendenti, non dovete scoraggiarvi e aspettare il momento dei risultati tangibili. 
  • Non tenere conto del benessere generale del dipendente. I capi sono esseri umani e come tali dovrebbero sapere che oltre al lavoro ci sono altri fattori e tutti contribuiscono al benessere di una persona. Una persona soddisfatta della sua vita è più produttiva, al di là di quanti minuti passa in ufficio; occorre quindi valutare le persone in base agli obiettivi più che sulla manie di controllo dei capi nei confronti dei dipendenti. 
  • Non riconoscere i successi dei propri dipendenti. Se a volte occorre una tirata di capelli, a volte è giusto e utile fare un complimento:  “Capita spesso di assistere al comportamento di capi sempre disposti a sottolineare gli errori e mai i traguardi – spiega il dott. Maselli – e invece è fondamentale fare entrambe le cose perché anche questo vuol dire crescere, e il lavoro deve essere una crescita continua perché è un sistema aperto, non chiuso”.

Voi cosa ne pensate? Quanto conta come si comporta il capo per farvi restare dove siete? 

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