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Credits: Getty Images
23 Gennaio 2023
Redazione 105
Milioni di persone nel mondo riferiscono di avere avuto esperienze di NDE, Near Death Experience, dicono di aver visto la morte in faccia, raccontando cosa si prova. A quanto pare non si sta poi così male in procinto di morire, merito anche della chimica. Molti aspetti di queste esperienze tra la vita e morte rimangono misteriosi, per la difficoltà di uno studio pratico. Spesso si dice che in questi momenti si passi in rassegna la propria vita o ci si lasci andare a vere e proprie esperienze trascendentali.
Di recente Julia Nicholson, ex amministratore delegato di un’importante azienda, ha affidato alla rivista Newsweek la sua esperienza di pre-morte di molti anni fa. Vittima di un incidente automobilistico nel 1980, ha raccontato di aver visto i volti dei suoi cari davanti ai suoi occhi, un’esperienza di NDE molto comune: "Non ricordo di aver sentito alcun dolore fino a quando non sono arrivata in ospedale”, ha dichiarato. Tutti coloro che riferiscono esperienze di premorte raccontano episodi di calma e serenità: c’è chi ha visto la famosa luce in fondo al tunnel, e ne è stato attratto, e chi ha rivisto il volto di un parente o una persona cara perduta.
Ma perché accade? Gli scienziati hanno supposto che le esperienze di NDE potrebbero essere il risultato di gravi traumi che provocano bruschi cambiamenti fisiologici: ad esempio un trauma cranico o un arresto respiratorio. In condizioni di stress o pericolo, infatti, il cervello rilascia endorfine per ridurre il dolore e ristabilire una sensazione di benessere; potrebbe essere questa la causa della serenità improvvisa di chi sta per morire. Le “visioni” che colpiscono chi ha esperienze NDE potrebbero, invece, essere il risultato di una maggiore stimolazione elettrica del lobo temporale. In queste esperienze pre-morte, si sa che il cervello mostra una maggiore attività in regioni diverse come quelle associate alla memoria, alla vista, all'udito e alle emozioni. "In particolare, si ritiene che il lobo temporale, responsabile dell'elaborazione del suono e della codifica dei ricordi, sia associato alle esperienze extracorporee e ai flashback della memoria durante le NDE", ha affermato il dott. David San Filippo, professore della National Louis University e ricercatore di esperienze di pre-morte. Conoscere la morte aiuterebbe molti malati a trascorrere più tranquillamente l'ultimo periodo della vita, per questo motivo gli scienziati continuano a studiarla da vicino, per quanto possibile.