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Credits: Getty Images
02 Marzo 2023
Redazione 105
Lo sappiamo tutti: se qualcuno sbadiglia in una stanza, state certi che quasi tutti in quella stanza verranno presi da un attacco di sbadiglio a catena. Alcuni gesti sono così: contagiosi. Grattarsi è uno di questi gesti, difficile resistere alla tentazione di darsi una "grattatina" se vediamo qualcuno che lo fa. Ma come mai se qualcuno ha un prurito lo abbiamo anche noi?
Gli scienziati della Washington University School of Medicine (Stati Uniti), hanno studiato i topi per riuscire a capire come mai questo gesto sembra contagioso. Gli scienziati hanno individuato il percorso cerebrale che si attiva nei topi per scatenare l’irrefrenabile voglia di grattarsi, vedendo un altro che lo fa: le colpevoli sono alcune cellule specializzate della retina, collegate direttamente con il nucleo soprachiasmatico, un'area del cervello che si attiva proprio quando un topo vede un altro topo che si gratta. Il processo tra l’altro non riguarda invece la corteccia visiva, la parte del cervello che processa le informazioni in arrivo dagli occhi.
L'ipotesi è che si tratti di un riflesso protettivo antico, una sorte di efficace e veloce difesa dai parassiti. Per quanto riguarda gli esseri umani, però, secondo i ricercatori il processo alla base della "grattata contagiosa" potrebbe avvenire in maniera diversa rispetto ai topi e probabilmente è un processo che coinvolge la corteccia visiva.
L’altro grande gesto contagioso è appunto lo sbadiglio, di cui vi abbiamo parlato in passato, qui. Vi vengono in mente altre azioni contagiose?