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Il maglione dell’invisibilità? Esiste ed è 100% Made in Italy
Un particolare filato che riesce a “ingannare” le telecamere con riconoscimento biometrico, rendendo chi lo indossa pressoché invisibile: ecco cos’è il maglione dell’invisibilità.
Per Harry Potter era un mantello, per Milo Manara un profumo. Per Rachele Didero, ventiseienne di Torino, dottoranda in ricerca “Textile and Machine Learning for Privacy” al politecnico di Milano e co-founder della sturtup Cap_able, a rendere invisibile una persona è niente meno che un maglione. Un maglione? Sì, un maglione che, grazie a un particolare tessuto e a un particolare pattern, fa sì che il nostro modo di vestire possa proteggere la nostra privacy. E nell’era della digitalizzazione più sfrenata, che permea tutta la nostra vita infilandosi pure nel tracciamento di dati personali e sensibili, questo “effetto invisibile” dei maglioni di Rachele non può che avvenire ingannando l'algoritmo delle telecamere con riconoscimento facciale, sempre più presenti nel mondo.
Ma come nasce questo folle quanto geniale progetto? A spiegarlo è la stessa designer di moda e tessuti in un’intervista recente: pare, infatti, che l’idea di un maglione dell’invisibilità sia nato nel 2019, quando la giovane si trovava a New York. Qui un gruppo di cittadini americani (popolazione, questa, che ha molto a cuore la propria privacy) aveva intentato e vinto una causa contro un complesso residenziale reo di avere installato, appena fuori dall’ingresso del blocco abitativo, delle telecamere con riconoscimento biometrico.
Una notizia che non è passata inosservata alla giovane ricercatrice, che nel 2022, con l'aiuto di altri professionisti del settore tessile e dell'ingegneria, ha aperto la propria start up: una realtà che oggi si pone come obiettivo quello di produrre capi d'abbigliamento che preservino la privacy e i dati sensibili delle persone dalle telecamere con riconoscimento facciale. E se qualcuno crede che tutto questo non sia legale, si sbaglia: al contrario, secondo il "patto per la sicurezza urbana tra sindaco e prefettura", oggi in Italia non è possibile utilizzare telecamere con riconoscimento biometrico in luoghi pubblici (a meno di eventi di ordine pubblico).
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