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La divulgatrice Quantum Girl: “C’è una ‘repulsione’ verso la scienza”

Redazione 105

“A volte vorresti parlare di un argomento in modo più approfondito o libero, ma l’algoritmo non perdona”

Virginia Benzi, meglio conosciuta come Quantum Girl, è una giovane divulgatrice scientifica che ha saputo conquistare i social media con il suo approccio fresco e coinvolgente alla scienza. Laureata in Fisica delle interazioni fondamentali, Virginia si è affermata con video su piattaforme come Instagram e YouTube, dove spiega concetti complessi come la meccanica quantistica e la cosmologia in modo accessibile a un vasto pubblico. 

Con oltre 300.000 follower, il suo obiettivo è rendere la scienza emozionante e interessante, paragonandola a un romanzo fantasy. Virginia si impegna a sfatare stereotipi, come quello dello scienziato tradizionale, ed è ambassador di Generazione STEM, una community dedicata all’empowerment femminile nelle discipline scientifiche e tecnologiche. Attraverso i suoi contenuti, cerca di ispirare più ragazze a intraprendere carriere in questi campi. Un impegno che le è valso anche un incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

In un’intervista a Vanity Fair, ha raccontato come ha capito che la divulgazione sui social poteva diventare un lavoro. “Ho iniziato circa un anno fa, poco prima di finire l’università. All’inizio era un po’ un esperimento, facevo video su TikTok con un telefono vecchio e scattante, niente di professionale. Poi ho conosciuto la realtà di Generazione STEAM e abbiamo iniziato a collaborare ancora prima che mi laureassi. Questo mi ha dato fiducia: ho capito che potevo trasformarlo in un vero e proprio lavoro. Dopo la laurea, ho iniziato a prenderlo sul serio, costruendo pian piano tutto quello che si vede ora. Speriamo di fare sempre meglio!”.

Ha poi ricordato qual è stato il suo primo video di divulgazione. “Stavo preparando l’esame di relatività generale, quindi tutto ciò che riguarda l’evoluzione dell’universo. Credo che uno dei primi video fosse su Einstein e la sua equazione E=mc². Parlavo di come questa formula teorica venisse testata sperimentalmente al Cern, con le collisioni di particelle. La reazione del pubblico è stata molto positiva e questo mi ha dato la spinta per continuare. TikTok è un social immediato e vedere che i miei contenuti venivano apprezzati, anche senza avere un gran seguito, mi ha motivata a proseguire”.

Ma cosa le piace di più e di meno di questo lavoro? “Amo il fatto che ogni giorno ci sia qualcosa di nuovo, è un lavoro creativo e mai uguale a se stesso. Mi piace anche il processo di crescita, aggiungere un tassello alla volta per raggiungere gli obiettivi che ho in mente. E poi adoro confrontarmi con la mia community e far emozionare le persone con i miei contenuti. Il lato negativo, invece, è dover scendere a compromessi con i social. A volte vorresti parlare di un argomento in modo più approfondito o libero, ma l’algoritmo non perdona: se il video non è montato a regola d’arte, rischi che non venga visto da nessuno”.

La parte più complessa che richiede molto tempo è proprio scegliere i temi da trattare: “All’inizio erano argomenti tecnici e specifici, ma col tempo ho imparato ad adattarmi ai vari social. Su YouTube pubblico contenuti diversi rispetto a Instagram o TikTok, perché ogni piattaforma ha un pubblico diverso con aspettative diverse. Quindi passo molto tempo a leggere articoli, libri o a guardare video per trovare l’argomento giusto. Ma alla fine è sempre un po’ un azzardo, perché non sai mai come reagirà il pubblico fino a quando non pubblichi il video”.

Infine un riferimento alle materie STEM: “Credo che ci sia una sorta di ‘repulsione’ verso la scienza, soprattutto in Italia. Per esempio, se sbagli un congiuntivo, vieni subito criticato, ma se non sai risolvere un’equazione, ci si ride sopra. La cultura scientifica non viene valorizzata abbastanza e c’è poca consapevolezza di quanto la scienza sia presente nelle nostre vite. Per quanto riguarda il gender gap, i ruoli di genere tradizionali hanno inciso molto nel limitare le opportunità per le donne in questo campo. Non vedendo molti modelli femminili, è più difficile per le ragazze immaginarsi in una carriera STEM. Per questo sono nata io come divulgatrice: per far vedere che anche le donne possono fare scienza!”.

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