TUTTO NEWS
credits: Getty Images
23 Ottobre 2024
Redazione 105
“Andare in brodo di giuggiole” è un’espressione con la quale comunemente si indica uno stato di contentezza assoluta. La sua origine, riporta Linkiesta da un chiarimento dell’Accademia della Crusca, ha probabilmente a che fare con “l’andare in brodo”, formula con la quale si esprime, in tutta Italia, lo “sciogliersi dalla gioia”. Le “giuggiole”, così come altri ingredienti della tradizione popolare (fagioli, pane, rape, ceci ecc.), sarebbero un’aggiunta (locale) di “sapore”, quindi di senso, a un concetto già di per sé eloquente.
Tra le tante, la “giuggiola” è la specialità più comunemente utilizzata per completare l’espressione ma, secondo Treccani, deriverebbe dall’alterazione del detto “andare in brodo di succiole”. Se la giuggiola – riporta il dizionario – è una “pasticca impastata con decotto di giuggiole, già usata per rimedio contro la tosse; per estensione, pasticca fatta con zucchero e gomma arabica; più genericamente, caramella”; la succiola è una “castagna lessata con la buccia”. Lo stato di felicità indicato dall’espressione avrebbe quindi a che fare con la bontà dei frutti menzionati e il senso di piacere che portano al palato.
Il tema è comunque dibattuto. Nel Lessico dell'infima e corrotta italianità (1881), Pietro Fanfani e Costantino Arlia fanno una precisazione sull’argomento, sostenendo che l’espressione corretta sia sempre e comunque, nel contesto di questa espressione, “succiole”, e non “giuggiole”. Scrivono infatti: "Dicono Andare in broda di giuggiole per godere di molto di chicchessia, averne somma compiacenza, sdilinquire dal piacere, ma dicono male; rettamente s'ha a dire andare o andarsene in broda di succiole, che è l'antico modo andare in brodetto o in guazzetto, perché le giuggiole non si lessano, come le castagne o marroni sbucciati, che si dicono succiole, o più comunemente ballotte; e se le si cuociono, se ne fa con altri ingredienti una scottatura per la tosse, non si fa una broda”.