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03 Giugno 2025
Redazione 105
Parlare nel sonno è un fenomeno comune, lungi dall’essere una malattia, uno dei tanti modi con cui il cervello continua a essere attivo anche mentre dormiamo.
Il motivo del sonniloquio, il nome scientifico del disturbo, sta nella “dissociazione” tra le diverse aree cerebrali. Alcune, infatti, restano attive, in uno stato simile alla veglia, mentre altre dormono profondamente, innescando borbottii incomprensibili, parole e persino discorsi logici con tanto di grammatica, intonazione e interazione con interlocutori invisibili.
Il sonniloquio può verificarsi in tutte le fasi del sonno, dalla fase REM, quella dei sogni, alla fase più profonda, la NREM e al risveglio raramente si conserva memoria. Una curiosità è il parlare nella lingua madre, anche se si vive da anni in un contesto linguistico diverso.
Le cause precise rimangono in parte oscure, ma si ipotizza una predisposizione genetica. Una cena abbondante o alcol poi possono rendere il sonno più agitato e aumentare la possibilità che si verifichi questo fenomeno. Allo stesso modo anche chi soffre di apnea notturna, è stressato o ha vissuto eventi traumatici può soffrire di incubi e risvegli impercettibili, durante i quali è più probabile che si parli nel sonno.
Uno studio su oltre 800 episodi di sonniloquio ha evidenziato una certa coerenza nei discorsi, con un sorprendente primato della parola no, seguito da tanti insulti e alcune domande. Nella fase REM, gli insulti erano spesso diretti a persone specifiche. Come se, nel sonno, trovassimo il coraggio di esprimere ciò che di giorno tratteniamo.
Per ritrovare un sonno più silenzioso, più che una cura specifica, si possono adottare alcune strategie per ottimizzare la qualità del riposo: orari regolari, limitare l'esposizione agli schermi prima di dormire, evitare alcol e caffeina la sera e dormire in un ambiente buio, silenzioso e fresco.