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Credits: Getty Images
29 Luglio 2025
Redazione 105
Ti sei mai svegliato con la sensazione di aver sognato in bianco e nero? Nessuna sfumatura vivida, solo luci e ombre, come se la tua mente avesse proiettato un film vintage. No, non è strano. Anzi, è più comune di quanto si pensi, e la scienza ci dice che dietro questi sogni c’è molto più di quanto sembri.
Secondo le ricerche psicologiche, questo fenomeno è spesso legato alla memoria visiva. Chi è cresciuto tra film in bianco e nero o fotografie monocromatiche tende ad associare i propri sogni a quelle immagini. Il cervello, insomma, attinge dal proprio archivio emotivo e visivo per costruire scenari notturni familiari e intensi.
Ma non è solo questione di abitudine. Alcuni studi suggeriscono che il sogno in bianco e nero possa essere una sorta di filtro emotivo. Senza il “rumore” visivo dei colori, le emozioni e i simboli emergono più forti, quasi scolpiti nei contrasti. È come se il cervello volesse farci concentrare sul messaggio, più che sullo sfondo.
Altri studiosi ritengono che questo tipo di sogno possa comparire in periodi di stress o introspezione, quando la mente ha bisogno di semplificare per affrontare sentimenti complessi. Eppure, non è un segno di disagio. Anzi, è solo una delle tante modalità con cui la mente elabora ricordi, stimoli e sensazioni.
Secondo una ricerca citata da The Whom, dopo l’avvento della TV a colori il numero di sognatori “desaturati” è crollato sotto il 10%. Ma chi sogna ancora così potrebbe avere una maggiore sensibilità narrativa o una profonda connessione con il passato.
Il punto è semplice: sognare in bianco e nero non significa vedere di meno, ma forse sentire di più. È un invito a guardare oltre l’apparenza cromatica e scoprire cosa si nasconde dietro ogni sogno ovattato, ogni luce tenue, ogni ombra persistente.