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06 Agosto 2025
Redazione 105
Ti sarà capitato di sentire un odore intenso in piscina e pensare fosse cloro al suo massimo potere igienizzante. In realtà, secondo un’analisi fatta da Supereva, quel profumo pungente è quasi sempre sintomo di cloroammine, composti prodotti quando il disinfettante reagisce con sudore, urina o altre impurità organiche presenti nell’acqua. Le principali responsabili sono la dicloramina e la tricloramina, e la loro comparsa non è un bel segnale: anziché garantire pulizia, indicano acqua meno salubre.
A differenza del cloro libero, che neutralizza batteri e virus, le cloroammine possono provocare irritazioni agli occhi, fastidiosi bruciori alla pelle o alla gola e, nei soggetti sensibili, tosse o episodi d’asma. In ambienti interni e male ventilati, questi composti possono superare soglie di sicurezza: in alcune piscine la concentrazione arriva anche a 4 mg/m³, ben oltre il limite consigliato di 0,3 mg/m³.
Se la cloroammine raggiungono livelli pericolosi, l’unico rimedio efficace è la cosiddetta clorazione shock: un trattamento straordinario con cloro libero pari a dieci volte la quantità combinata da neutralizzare. Questo intervento deve essere seguito da un ciclo di filtrazione duraturo almeno 24 ore, fino a restituire un valore corretto di cloro libero (circa 1,5 ppm), prima che la piscina torni fruibile.
Per la tua protezione è utile fare la doccia prima di entrare per eliminare residui organici che reagiscono col cloro. Meglio anche evitare di entrare in vasca con trucco o creme ancora umide. Il gesto più importante? Non urinare in acqua: contribuisce fortemente alla formazione di cloroammine.
Se l’impianto è al chiuso, una ventilazione adeguata fa la differenza. Un buon sistema di ricambio d’aria sopra la superficie dell’acqua evita l’accumulo di vapori irritanti, tutelando la salute di bagnanti e personale.
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