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Nomofobia: quando il cellulare rovina relazioni, coppie e lavoro
Cos’è la nomofobia e perché ci riguarda tutti
La nomofobia – abbreviazione di “no mobile phone phobia” – non è solo un termine curioso, ma una vera e propria fobia sociale moderna. Non si tratta solo del disagio passeggero quando si ha il telefono scarico o non si trova campo. È panico autentico davanti all’idea di essere disconnessi dal mondo digitale, anche solo per pochi minuti.
Secondo la psicoterapeuta Carolina Traverso, questa fobia nasce da un bisogno costante di connessione: “Più una persona si affida al telefono per informarsi, intrattenersi o sentirsi connessa, più la nomofobia rischia di manifestarsi in modo intenso”. I sintomi? Controllo compulsivo delle notifiche, irritabilità, paura di perdere messaggi importanti, ma anche il rifiuto di trovarsi in luoghi dove la rete è assente.
Vita di coppia: ansia e incomprensioni tra notifiche e silenzi
Nelle relazioni, la nomofobia può creare incomprensioni e tensioni continue. Non rispondere a un messaggio entro pochi minuti può trasformarsi in un atto quasi offensivo, anche quando c’è una spiegazione banale. In questi casi, il problema non è solo l’uso del telefono, ma la percezione di trascuratezza emotiva. La presenza virtuale diventa più importante di quella reale, e il tempo condiviso finisce per soccombere alle notifiche.
Nomofobia e lavoro: prestazioni sotto pressione
La fobia non risparmia nemmeno l’ambito lavorativo. Molti professionisti – soprattutto in smartworking – vivono con l’ansia di non rispondere in tempo a mail, messaggi o call improvvise, temendo di sembrare poco reattivi o disinteressati.
Come spiega la psicologa Guendalina Grossi: “L’incapacità di staccarsi dal cellulare nasce dal timore di essere esclusi da decisioni o conversazioni importanti. Questo alimenta un senso di inadeguatezza e isolamento”. Stabilire regole di comunicazione condivise, come usare le telefonate solo per urgenze o differenziare i canali (mail, chat, call), può aiutare a ridurre l’ansia e migliorare l’equilibrio personale.
Uscirne si può (ma serve consapevolezza)
La buona notizia? La nomofobia si può affrontare. Si parte da piccoli passi: cambiare suoneria per certi contatti, limitare il tempo di utilizzo, accettare che non tutto richiede risposta immediata. Il secondo passo, se l’ansia è forte, è chiedere supporto a un professionista. In un’epoca in cui anche l’amore passa da WhatsApp, imparare a riconnettersi davvero con l’altro – e con se stessi – può fare la differenza.