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Hai app per localizzare il partner? La tua relazione scricchiola

Redazione 105

Il tracking di coppia: gesto d’amore o controllo mascherato?

Viviamo nell’epoca delle app di localizzazione: un tocco sullo schermo e sappiamo dove si trova chiunque, dal collega in ritardo all’amico in vacanza. Ma quando questo strumento viene usato sistematicamente nella vita di coppia, il confine tra affetto e controllo si fa sottile. Secondo Phil Macleod, terapeuta con base a Londra e fondatore di Thought Reader, tenere d’occhio costantemente il partner può rivelare molto di più sullo stato della relazione di quanto si pensi.

 

Non è amore, è ansia

Controllare ogni tanto dove si trovi una persona cara può nascere da una sincera preoccupazione: assicurarsi che sia arrivata a destinazione, o che stia bene”. Fin qui nulla di strano. Ma il problema nasce quando il controllo diventa costante, preteso o addirittura segreto. “Quando la localizzazione diventa una routine, un obbligo o un’ossessione, spesso significa che nella relazione mancano fiducia, rispetto reciproco e sicurezza emotiva”.

E in certi casi, prosegue Phil, può diventare un campanello d’allarme di qualcosa di più serio. “Se uno dei due nemmeno sa di essere tracciato, è un segnale grave. Potrebbe far parte di una dinamica più ampia di controllo nascosto o abuso emotivo”.

 

Quando l’amore diventa sorveglianza

L’illusione che controllare significhi essere più vicini è pericolosa. In realtà, come spiega Phil, può succedere l’opposto: “Quando qualcuno sente il bisogno di monitorare ogni movimento del partner, spesso è perché non si sente più sicuro o al sicuro emotivamente. Quella sensazione di vicinanza viene sostituita dal controllo”.

Alla base c’è spesso una ferita emotiva, un evento passato o un trauma che ha lasciato un senso di insicurezza difficile da gestire. “Potrebbe trattarsi della paura dell’abbandono, del tradimento, della bassa autostima o della convinzione di non essere abbastanza”.

 

Fiducia, non GPS

Il rischio, avverte Macleod, è che il rapporto degeneri in qualcosa che ha più a che fare con il contratto che con il cuore: “Quando la paura prende il posto della fiducia, una relazione può passare da romantica a transazionale: non più basata sull’intimità, ma sulla sorveglianza”.

La conclusione è netta: “Quando uno o entrambi sentono il bisogno di controllare costantemente l’altro, raramente si tratta di amore. È di solito il segno di problematiche psicologiche più profonde che meritano attenzione. Se questo ti riguarda, o riguarda qualcuno a cui tieni, è importante chiedere aiuto. Meriti una relazione costruita sulla fiducia, non sul tracking”.

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