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Tiziano Ferro, il nuovo album e la rinascita dopo il divorzio
Con “Sono un grande”, il cantautore racconta la rinascita dopo la separazione e apre una nuova fase personale e artistica fatta di verità e libertà
Con Sono un grande, Tiziano Ferro inaugura una nuova era. Dopo il divorzio da Victor Allen e un periodo complesso vissuto tra Los Angeles e l’Italia, il cantautore di Latina si racconta con una disarmante onestà. “Mi chiedono in molti dell’America. Io l’America non l’ho scelta. È arrivata per amore. Poi sono arrivati i figli. E quando è finita la relazione uscire fuori dall’America è diventato un po’ complesso. Ho questa custodia ma sono anche una persona che ha un cuore. Non vorrei prendere i bambini e portarli via, anche se potrei. E questo mi porta a vivere in un luogo nel quale non ho punti di riferimento. Che mi dà tanto dal punto di vista musicale, ma mi mancano alcuni livelli umani che non possono esserci in una città alienante come Los Angeles. Se potessi non vivrei dove vivo adesso. L’unica scelta che ho non mi piace a livello etico. Potrei portarli via, ma non lo faccio. Per ora penso sia giusto così”.
Un album che segna un cambio di rotta
Non cerca giustificazioni, ma un nuovo punto di partenza. “Volevo sentirmi scomodo. Se non mi stava piacendo il corso della mia carriera, ovviamente era colpa anche mia”. È da questa consapevolezza che nasce l’album, frutto di oltre due anni di lavoro e di un profondo confronto con sé stesso. Un progetto che segna anche un cambio di rotta professionale: nuova etichetta, nuovo management e una squadra di produttori giovanissimi – Marz, Zef e Bias – capaci di ridisegnare il suo suono in chiave più libera e moderna.
La verità al centro e gli attacchi di panico
Nel racconto di Ferro alla stampa, il tema della verità diventa centrale. “La verità è una bellissima droga. Perché appena te ne rendi ‘addicted’ non ne esci più vivo. Ho capito che dire la verità, parlare di me in maniera trasparente è più facile o comunque meno faticoso… e da lì non si torna indietro”.
La sincerità, anche quando è scomoda, è la linea guida di un album che non nasconde le fragilità ma le accoglie. Ferro non teme di mostrare le crepe personali, come nel brano 1, 2, 3, dove affronta apertamente il tema degli attacchi di panico. “C’è molta ipocrisia. Va di moda parlare di salute mentale, ma non sento mai parlare di serotonina, psicanalisi, psichiatri. C’è bisogno di vera informazione”.
“Sono un grande” non è un titolo arrogante
La title track Sono un grande non è una dichiarazione d’ego, ma di autoaccettazione. “Non è un titolo arrogante. È una canzone che parla di insicurezza. Magari sono qui per caso, ma sono io che ho fatto quelle scelte. Però anche di dire: vabbè, ok, magari sono qui per caso, ma sono io che ho fatto quelle scelte. E quindi, forse, sono anche un grande per questo. L’importante è rimanere in contatto con quello che sei. Senza inventare una versione B di te”.
Il cantautore già guarda al tour Stadi26 – con date raddoppiate a San Siro e all’Olimpico: “25 anni sono passati per tutti e l’importante è far diventare il tour una festa. Amo gli artisti che mandano a casa le persone felici. Quando un cantante scrive la scaletta per il fan lo senti e lo vedi, io voglio che le persone escano dallo stadio contente. Devo molto alle mie canzoni, non mi stancheranno mai perché hanno sempre un valore diverso. Oggi ‘Rosso Relativo’ è diventata qualcosa che non era nel 2002”.